La rivista nel 2022 è stata trasformata in archivio di contenuti.

Cover Story. Damien Hirst

Quando non è impegnato a tagliare in due maiali e agnelli, Damien Hirst ama tenersi occupato disegnando copertine di dischi. Ne ha già al suo attivo una trentina e se va avanti con questo ritmo raggiungerà presto le 57 cover di Warhol. Sono soprattutto suoi connazionali inglesi (David Stewart; Joe Strummer; The Hours; Babyshambles), ma c’è anche qualche band americana come Thirty Seconds to Mars e Red Hot Chili Peppers. Ne abbiamo scelte tre.

The Hours, Narcissus Road (A&M, 2007)
The Hours, Narcissus Road (A&M, 2007)

La prima è quella di Narcissus Road (2007) degli Hours, che sfoggia un altro soggetto frequentatissimo da Hirst: il teschio umano. Questo ha due orologi senza lancette incastonati nelle cavità oculari e aleggia sopra uno sfondo psichedelico: un memento mori in salsa pop. Alla band è piaciuto tanto che ne hanno voluto un secondo per See the Light (2009) e altri ancora (dipinti; tridimensionali; radiografati) per tutti i singoli tratti dai due album.

Red Hot Chili Peppers, I’m With You (Warner Bros, 2011)
Red Hot Chili Peppers, I’m With You (Warner Bros, 2011)

Per I’m With You (2011) dei Red Hot Chili Peppers, Hirst ha confezionato invece uno dei suoi tipici diorami a tema farmaceutico-zoologico, con una mosca posata sopra una capsula bianca e rosa su cui è impressa la scritta: I’M WITH YOU ®. Frase rassicurante se detta da un amico o un familiare in un momento di crisi, ma se è stampata sopra una pasticca – un ansiolitico? Un antidepressivo? – meglio evitarla.

Thirty Seconds to Mars, Love, Lust, Faith and Dreams (Virgin , 2013)
Thirty Seconds to Mars, Love, Lust, Faith and Dreams (Virgin , 2013)

Tra le ultime cover realizzate c’è quella di Love, Lust, Faith and Dreams (2013) dei Thirty Seconds to Mars di Jared Leto (premio Oscar per Dallas Buyers Club, 2013). Ecco un altro classico di Hirst: gli spot paintings, i dipinti coi pallini colorati. La grafica è un particolare della grande tela Isonicotinic Acid Ethyl Ester (2011), che in realtà è lunga più di tre metri. Sopra il cd è riprodotta un’altra opera, Monochromatic Sectors from Primary, Secondary and Tertiary Colour Ring, Dark Centre (2012), che pare fatta apposta per stare sul tondo di un disco: una tavola cromatica circolare con il centro colorato di nero, qui sostituito dal foro del cd.

Stefano Ferrari

share

Related posts