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Declining democracy

Alla Strozzina di Firenze la mostra Declining Democracy (23 settembre 2011 – 22 gennaio 2012) cerca di focalizzare processi, idee e artisti che lavorano sul rapporto fra cittadino e stato e sul concetto in continua evoluzione di Democrazia. “Quale Democrazia” è il quesito alla base dei tanti mutamenti che stanno modificando il quadro socio/culturale di questi ultimi anni, e di cui i paesi arabi sono l’esempio più evidente.

Micheal Bielicky & Kamilla B. Richter, Garden of error and decay, 2010
Micheal Bielicky & Kamilla B. Richter, Garden of error and decay, 2010

Come in altre mostre allestite presso la Strozzina, all’interno di un uso generalizzato di forme neo-concettuali s’inseriscono puntualmente forme espressive mediatiche, mischiando high-tech digitale e forme più tradizionali, installazioni e video. Gli artisti scelti hanno un atteggiamento d’interesse verso la comunicazione e un’attitudine critica verso l’assetto sociale. Questo rientra nel trend generalizzato delle grandi mostre, ma qui si riscontra un’attenzione particolare per i linguaggi più propriamente digitali e la volontà di integrarli in quelli dell’arte contemporanea.

Interattivo è il lavoro di Michael Bieliczky e Kamila B.Richter, Garden of Error and Decay, che chiama all’azione il pubblico, mentre il dispositivo dell’opera si alimenta  attraverso i “feed” di Twitter e i dati della Borsa che modificano in tempo reale l’installazione.

Creando così una serie di figurazioni grafiche in parte ispirate ai videogame e in parte alla grafica neo-pop di tipo graffitista, dove si riconoscono Che Guevara e Berlusconi, “Calaveras” messicane e fiori, bombe e terroristi. L’immaginario del presente problematico e delle tracce storiche ineliminabili si rinnova attivando su uno schermo (ma è stato proiettato anche sulle pareti di un edificio) i processi “spara e centra” del videogame. Questo e altri lavori indicano come il videogame (artgame) creativo stia diventando l’applicativa preferita dell’idea di “Interattività”, idea forte del digitale da cui ci si aspetta ancora grandi sviluppi.

Sul gioco mediatico s’innesta anche il gruppo italiano BUUUUUUUUUUUUU, proponendo simpatici interventi di provocazioni mediatiche. Come un “Sorriso di un minuto” da mettere online contro Berlusconi, ironie e sarcasmi sulla struttura contorta e mistificante degli slogan politici. Il gruppo si inserisce nella realtà “senza drammi” (ma con numerosissimi problemi) dell’oggi delle dittature televisive, delle false libertà, del senso di inutilità di una società senza contenuti.

La cifra è quella dell’ironia, ironia che pervade ormai tutti i campi espressivi, come se fosse divenuto impossibile reinserire un atteggiamento più forte, un umore più drammatico. Mario Perniola nel saggio Strategie del bello (Agalma 2009) lamenta l’assenza di una critica (e in parte di un’arte) che focalizzi la dimensione drammatica delle cose, e di un senso del tragico adatto alla situazione odierna, sostituito dall’ironia, atteggiamento concettuale diffuso dagli anni del postmoderno e infine stabilitosi come aspetto dominante della cultura.

Ma l’inquietudine riappare nelle foto di Roger Cremers sul reenacting di tragici eventi della seconda guerra mondiale memorizzati nel Museo polacco di Auschwitz-Birkenau. Anche qui prevale però la linea scettica e ironica della cultura contemporanea. Infatti i polacchi che interpretano gli eventi drammatici della storia si prestano a una serie di interpretazioni ambigue, dove il recitato della ricostruzione si colora di elementi contraddittori. In un vecchio film polacco (cinema nel cinema) dove si gira una scena di deportazione, un personaggio che rappresenta un deportato viene trasformato, per ragioni di economia scenica, in un Kapò. La Commemorazione e la Rappresentazione non possono quindi non passare dalla verità commossa all’ambiguità di ogni cosa.

Forse è la damnatio memoriae dell’Eroismo, supporto fondamentale della cultura e dell’iconografia socialista a mettere in sospetto anche l’innocua finzione dimostrativa di Birkenau.

Niente è più come sembra. Anche la famosa foto di Robert Capa del miliziano colpito a morte ha preso oggi l’aura del possibile falso.

Ma se non vogliamo più credere alle immagini, ne abbiamo ancora bisogno per fissare comunque un dato, uno scenario psicologico, una trama della memoria. E’ quello che fa il collettivo madrileno Democracia in uno dei lavori più toccanti della mostra, il videoclip “Ser y Durar”, ambientato nel cimitero della Almudena di Madrid, cimitero civile che raccoglie i personaggi della Spagna politica, eversiva e anti franchista. Indossando il cappuccio mimetico tipico della hip hop culture, un gruppo di giovani traceurs (forma di esplorazione spaziale simile allo Skating) compiono esplorazioni acrobatiche dello spazio come salti, piroette e tuffi che utilizzano tutti gli spazi del cimitero.

When Faith Moves The Mountains, Francis Alys
When Faith Moves Mountains, Francis Alys

L’esercizio spericolato dei giovani traceurs si confronta senza retorica con la memoria e il passato, i tuffi acrobatici (a alto rischio fisico) sottolineano drammaticamente le figure di un passato che è storia (ma storia in parte dimenticata) del cimitero in cui sono sotterrati gli eretici e gli eversivi come la “Pasionaria” Dolores Ibarruri e tanti altri.

Il Paradosso è invece la proposta del video/documento della performance di Francis Alys When Faith Moves Mountains, costruita sulle problematiche dell’emarginazione e del disagio urbano. Paradosso di un mutamento gigantesco (nei pressi di Lima una duna di sabbia di un chilometro viene smossa di 10 centimetri) che si risolve in un atto simbolico, così leggero nei risultati, quanto ponderoso nelle intenzioni. Tutto cambia per non cambiare nulla?

Cerca di precisare un mutamento – e di dare degli strumenti operativi – Cesare Pietroiusti, creando, in ironica controproposta ai tanti workshop manageriali, un laboratorio di “Scuola Quadri”, per ritrovare il senso del fare politica oggi. Ancora leggerezza e (efficace) ironia, ma molto partecipata.

Rimangono sul fondo invece, non amalgamate nell’atmosfera generale, sia le gelide testimonianze video di Artur Zmijewski, Democracies, sulla violenza presente e passata, armata o psicologica in Palestina, Polonia e Austria, sia le drammatiche canzoni dei contadini colombiani di Juan Manuel Echavarria che cantano in Bocche di Cenere delitti e misfatti in Colombia secondo i modi degli antichi canti religiosi afro-latini.

Lorenzo Taiuti

D’ARS year 52/nr 209/spring 2012

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