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FRONTIER: LA STREET ART A BOLOGNA

Il nome del progetto è Frontier perché l’intenzione dei curatori Claudio Musso e Fabiola Naldi è quella di collegarsi alla mostra Arte di Frontiera. New York Graffiti, organizzata nel 1984 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, alla quale parteciparono gli esponenti principali del graffitismo newyorkese, tra cui Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Kenny Scharf. Oggi il Comune di Bologna, in particolare l’Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, sceglie invece di valorizzare il writing e la Street Art direttamente nel cuore della città, tra le strade e i quartieri, individuando tredici muri su cui innestare una nuova “pellicola”, attraverso il lavoro di otto artisti italiani e cinque stranieri, scelti in modo da abbracciare diverse generazioni e quindi diversi stili.

Daim, ©Frontier

La fase iniziale del progetto, in corso dal 19 giugno al 5 agosto 2012, sta affrontando la realizzazione delle opere che coinvolgono soprattutto alloggi di edilizia residenziale pubblica, gestiti da ACER – Azienda Casa Emilia-Romagna della Provincia di Bologna. La fase conclusiva, prevista a gennaio 2013, sarà dedicata invece all’approfondimento teorico e critico del writing e della Street Art, attraverso un convegno internazionale ospitato da MAMbo – Museo di Arte Moderna di Bologna.
Tra metà giugno e metà luglio, la città di Bologna ha inaugurato i cantieri, a cielo aperto e frequentabili liberamente dai cittadini, di: Does (Olanda), Honet (Francia), M-City (Polonia), Hitnes, Etnik, Eron, Joys, Dado, Cuoghi e Corsello, Rusty (Italia) e Daim (Germania).

Eron, ©Frontier

Gli artisti stranieri hanno lavorato nei quartieri Navile, San Donato e San Vitale. Does (suo il pezzo in Via Michele Colonna/angolo Via Pellegrino Tibaldi) è considerato il simbolo dell’attuale estensione del writing, in cui le lettere, composte con abilità cromatica e strutturale, racchiudono forme e colori, caricandosi di contaminazioni stilistiche tra fumetto e videogame culture.

La simbologia visiva di Honet (Via del Lavoro 18) nasce a Parigi, lungo i binari dei treni e della metropolitana; a Bologna, la sua opera murale si concretizza nella poetica rappresentazione di un elefante sospeso nell’aria attraverso tanti palloncini colorati, attorniato da tre corvi incuriositi dall’insolito animale volante. L’ispirazione nata tra pittura, grafica e architettura si riconosce nel lavoro di M-City (Via Scipione dal ferro 21), caratterizzato dall’uso di stencil su grandi superfici murarie, in cui s’individuano simboli metropolitani, dall’industria ai mezzi di trasporto.

Tra i quartieri Porto, Navile, San Donato e San Vitale ci s’imbatte anche nel lavoro degli artisti italiani: Hitnes (Via Pier de’ Crescenzi 26), romano con precedenti da illustratore e grafico, lascia sulla parete degli enormi babbuini, protagonisti delle sue caratteristiche composizioni naturalistiche. Etnik (Via del Lavoro 3), fiorentino, riprende i simboli delle sue città prospettiche, in cui gli agglomerati urbani vengono scomposti e rimontati sovrapponendo punti di vista opposti.

Dado, ©Frontier

L’opera di Dado (Via San Donato 52), bolognese, è un’esplosione intricata di segni e forme, che esce dai confini della pittura murale confondendosi con l’installazione. Le sfumature del riminese Eron (Via Michele Colonna/angolo Via Franco Bolognese) assumono la forma di grandi gru, sia animali che meccaniche, che danno l’illusione ottica di essersi appena posate sulla parete. Il lavoro tridimensionale di Joys (Via Marco Polo 21), padovano, nasce da uno studio rigoroso della geometria. Cuoghi Corsello, nome che in realtà unisce la coppia bolognese Monica Cuoghi e Claudio Corsello (Via Pier de’ Crescenzi 30), danno vita alla parete attraverso la rappresentazione di personaggi stilizzati, in questo caso di un grosso cane nero. Un altro bolognese in gioco a Frontier è Rusty (Via Marco Polo 21), artefice della diffusione del writing nella sua città: il suo muro si ispira allo schema del tessuto Burberry. Osservando la parete di Daim (Via Fioravanti 10), riconosciuto come colui che è riuscito a ricostruire e decostruire contemporaneamente l’universo lettera, si assiste a un’esplosione di stelle e di geometrie sofisticate che si intersecano.

Da fine luglio a inizio agosto, gli ultimi due muri ancora liberi saranno nelle mani del romano Andreco (Via dello Scalo 32), che porterà avanti la sua ricerca artistica tra simbologia rituale e sostenibilità ambientale, e di Phase II, artista di New York considerato un’istituzione del Writing per il suo bubble style, che lavorerà in località ancora segreta.

Valentina Tovaglia

http://www.frontier.bo.it

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