La rivista nel 2022 è stata trasformata in archivio di contenuti.

Il Grande Teatro del Mondo

Al Complesso Monumentale della Pilotta di Parma debutta Il Grande Teatro del Mondo di Maria Federica Maestri e Francesco Pittito. L’opera è parte del Trittico sulle opere di Calderón de la Barca,  progetto triennale dal 2018 al 2020

Lenz Fondazione, Il Grande Teatro del Mondo, 2018. Foto di Francesco Pititto
Lenz Fondazione, Il Grande Teatro del Mondo, 2018. Foto di Francesco Pititto

 

Impresa solenne, com’è nelle corde di Lenz Fondazione. Opera dalle intenzioni maestose com’è pure nello stile di Maria Federica Maestri e Francesco Pittito, registi e direttori artistici; ma un classico, parafrasando a memoria Calvino, deve irrompere con tutto il suo splendore nitido, pulito. Oltre la mole teorica di chi è sempre a rischio di prendersi troppo sul serio: non a caso citiamo Calvino per questo Il Grande Teatro del Mondo che ha debuttato al Complesso Monumentale della Pilotta, a Parma. C’è una città delle sue Invisibili, Perinzia, che non ha rispettato l’ordine degli dei, la regola, la misura, l’armonia. È abitata da derelitti, reietti dell’umanità.

Lenz Fondazione, Il Grande Mondo, 2018, Foto di Francesco Pititto
Lenz Fondazione, Il Grande Teatro del Mondo, 2018. Foto di Francesco Pititto

Abbiamo pensato a questa città passeggiando, come ama fare Vittorio Sgarbi, nei silenzi notturni della Pinacoteca Farnese. Alla Bellezza istituzionale del “Sistema Arte” appesa seriosamente alle pareti, l’imagoturgia (così Pittito-Maestri chiamano il rapporto analogico tra visioni, immagini e corpi) oppone gli attori sensibili che da anni lavorano con Lenz. Una bellezza che splende per nitore, forza degli umili e dei semplici che declinano il testo di Calderon de la Barca nel dialetto parmigiano, nelle inflessioni colloquiali, nella parlata del popolo. Meglio quindi questo parlato che si riempie di luce che la declamazione di alcuni personaggi convenuti nel grande Teatro del Mondo per ricevere dall’Autore (Dio) il senso della loro parte del loro ruolo.

Lenz Fondazione, Il Grande Teatro del Mondo, 2018. Foto di Francesco Pititto
Lenz Fondazione, Il Grande Teatro del Mondo, 2018. Foto di Francesco Pititto

Già Marc Quinn aveva pensato bene di contrastare la classicità immobile di una bellezza atemporale con statue bianche che, più vere del vero, potessero piuttosto eternare una bellezza difforme, mancante. Gli attori di Lenz non hanno la monumentalità di Quinn ma la medesima vocazione al realismo, proprio – e nonostante – il contesto barocco in cui si muove Il Grande teatro del Mondo. Lungi dalle illusioni e dalla malinconia cara ad Achille Bonito Oliva, cantore di questo secolo citazionista, i venti artisti si muovono come figurine, carte “da decifrare” di un gioco tragico che ha del barocco solo il “memento mori”.
È questa ruota della fortuna impazzita, questa danza macabra suonata a colpi di clavicembali (sei clavicembalisti diretti dal Maestro Francesco Baroni del Conservatorio Arrigo Boito di Parma) che più distoglie dalla bellezza straripante del Teatro Farnese. Noncuranti di alcune ricorrenze di Lenz: la composizione sulle verticali o il ripescaggio di alcune immagini già usate in altri lavori, come quella del bambino accovacciato nella cassetta di legno. Già, il legno, in questo lavoro è decisamente protagonista, quasi a connettere gli spazi più degli immancabili video. Il legno delle colonne accanto ai personaggi in stasi, quello dei cavallini a dondolo o della mensa per il risolutivo finale, meno operistico e trionfante di altri lavori.

Lenz Fondazione, Il Grande Mondo, 2018, Foto di Francesco Pititto
Lenz Fondazione, Il Grande Teatro del Mondo, 2018. Foto di Francesco Pititto

Il Grande Teatro del mondo doveva, secondo le note di sala, essere anche teatro della memoria (come il Theatro di Giulio Camillo Delminio), luogo in cui personaggi e ruoli vivono un tempo sospeso per partecipare tanto del passato allegorico, quanto della contemporaneità quotidiana (le nuove povertà, le nuove ricchezze). Per noi è stato invece un arsenale delle apparizioni, che una volta uscite dalla Compagnia di Ilse, ci si sono aggrappate al cuore per dirci che la vita non è assolutamente sogno.

Simone Azzoni

Il Grande Teatro del mondo si replica fino al 23 giugno alle ore 21.00
www.lenzfondazione.it

share

Related posts