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Il gruppo giapponese Mono-Ha in mostra alla Fondazione Mudima

Veduta parziale della mostra Mono-ha Fondazione Mudima, 2015. Foto di Fabio Mantegna
Veduta parziale della mostra Mono-ha, Fondazione Mudima, 2015. Foto di Fabio Mantegna

Giovedì 21 maggio, presso Fondazione Mudima di Milano, è stata inaugurata un’importante mostra – a cura di Achille Bonito Oliva e Masahiro Aoki – dedicata al gruppo giapponese Mono-Ha, attivo tra il 1968 e il 1974.

Mono-Ha si può tradurre con La scuola delle cose e fa riferimento all’utilizzo di materiali semplici, sia naturali che provenienti dall’industria, la cui essenza viene presentata senza subire interventi artistici. Una forma radicale di minimalismo che certamente ha origini nelle filosofie orientali ma che nello stesso tempo trova elementi comuni con le contemporanee correnti artistiche occidentali. L’attenzione non si focalizza tanto sull’oggetto, ma sulla propria esistenza: lo scopo degli artisti di Mono-Ha è quello di ravvicinare le cose e metterle in relazione, lasciando che questa giustapposizione produca il proprio significato e comunichi al pubblico un nuovo modo di guardare e comprendere la realtà che abitualmente lo circonda. L’artista non crea ma riposiziona gli oggetti all’interno di un nuovo dinamismo energetico di materiali,  forze, dimensioni, textures, dove la relazione tra gli oggetti, lo spazio e la tensione che ne scaturisce, acquistano un’importanza decisiva.

Lee Ufan Relatum, 1969/2015, 250 x 110 x 140 cm, legno, corda foto di Fabio Mantegna
Lee Ufan Relatum, 1969/2015, 250 x 110 x 140 cm, legno, corda
foto di Fabio Mantegna

Come ha scritto Lee Ufan, artista e teorico del gruppo: “In verità il lavoro dell’artista, in luogo di dar pace alla mente e serenità alle persone, è tutto volto ad esplorare in che misura lo sguardo possa essere distolto dalle cose che hanno sempre creduto essere la realtà”.

Protagonisti delle installazioni in mostra sono tessuti, rocce, legno, carta, corde e vetro, materiali usati per riconsiderare il rapporto tra l’arte, l’uomo e il proprio relazionarsi con lo spazio, con la materia e con l’evoluzione della realtà sociale.

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Noboru Takayama, Underground Zoo, 1969, traversine ferroviarie di legno, cm 250 x 900 x 100

Emergendo oggi quale una delle principali espressioni dell’arte contemporanea giapponese del secondo Novecento, l’interesse di Mono-Ha consiste nel ricercare e rivelare la realtà oltre l’apparenza. La riscoperta e la rivalutazione critica di Mono-Ha è oggi tra argomenti più attuali nell’arte contemporanea. Lo dimostrano le recenti mostre Prima Materia a Punta della Dogana di Venezia e al Dallas Museum of Art e la presenza di opere del gruppo nelle collezioni della Tate Modern di Londra, del MOMA di New York e di numerosi musei internazionali.

Mono-Ha, con la sua sensibile attenzione al mondo industriale da una parte e alle dinamiche naturali dall’altra, costituisce un esempio imprescindibile per l’evoluzione attuale dell’arte contemporanea e delle tematiche artistiche legate all’eco-sostenibilità e alla problematica ecologica e ambientale.

Veduta parziale della mostra Mono-ha, Fondazione Mudima, 2015, foto di Fabio Mantegna
Veduta parziale della mostra Mono-ha, Fondazione Mudima, 2015, foto di Fabio Mantegna

Gli artisti Mono-Ha (tutti rappresentati in mostra) sono: Koji Enokura, Noriyuki Haraguchi, Susumu Koshimizu, Lee Ufan, Katsuhiko Narita, Nobuo Sekine, Kishio Suga, Jiro Takamatsu, Noboru Takayama e Katsuro Yoshida.

Mono- Ha
22 maggio – 19 settembre 2015
Opening: giovedì 21 maggio ore 18.30
Fondazione Mudima, Via Tadino 26, Milano
Orario: dal lunedì al sabato dalle 11.00 alle 19.30. Ingresso libero.

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