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L’Amore ai tempi di Grindr e la contestazione gay a “Wanna Play?” di Dries Verhoeven

L’apertura della stagione teatrale dell’ Hau Theater di Berlino non ha mai riscosso così tanta attenzione come ora, grazie all’installazione Wanna Play?dell’artista Dries Verhoeven.
Il progetto di Verhoeven, curato da Hebbel am Ufer, consiste in un container trasparente in cui l’artista avrebbe dovuto vivere per 15 giorni a Heinrichplatz nel quartiere di Kreuzberg a Berlino, comunicando con il mondo circostante soltanto attraverso delle dating – app come Grindr.

Wanna Play? installazione di Dries Verhoeven, 2014. Photo Credit: Sascha Weidner
Wanna Play? installazione di Dries Verhoeven, 2014. Photo Credit: Sascha Weidner

Grindr è stato il primo social network a utilizzare la geo-localizzazione per l’incontro e la conversazione con altre persone. Lanciata sul mercato come app rivolta al mondo gay, è subito diventata un mezzo popolare il cui scopo è principalmente quello di proporre incontri sessuali. L’artista ha voluto porre l’attenzione su questa pratica socio-culturale da sempre esistita e che però solo in tempi recenti ha invaso il mondo virtuale. Lo scopo di Verhoeven è però quello di ribaltare questa tendenza e invitare gli interlocutori per altre attività all’interno della “scatola di vetro”: preparare pancakes, giocare a scacchi o semplicemente chiacchierare.

Wanna Play? installazione di Dries Verhoeven, 2014. Photo Credit: Sascha Weidner
Wanna Play? installazione di Dries Verhoeven, 2014. Photo Credit: Sascha Weidner

Tutte le conversazioni digitali sono state proiettate in tempo reale sulla parete del container dando la possibilità a qualsiasi passante di leggerle. I volti degli interlocutori sono stati opportunamente oscurati ma a quanto sembra non abbastanza. Con mia grande sorpresa ho scoperto infatti che numerosi membri della comunità gay si sono sentiti oltraggiati da questa iniziativa sottolineando la mancanza di rispetto e di privacy per una comunità che continua a subire violenze anche nella progressista capitale tedesca. Il disprezzo per l’iniziativa è diventato virale a tal punto che l’Hau Theater ha deciso di interrompere la performance per una discussione aperta tenutasi ieri sera all’Hau2.
Il dibattito voleva essere un’occasione per instaurare un dialogo con l’artista, ma il tutto si è trasformato in una sceneggiata dai toni accesi molto spesso senza connessione con l’obiettivo dell’installazione artistica.

Wanna Play? installazione di Dries Verhoeven, 2014. Photo Credit: Sascha Weidner

L’intervento di Verhoeven voleva infatti invitare a riflettere su temi attuali quali l’ illusione della privacy su internet, le implicazioni dei social media sulle relazioni delle persone, la difficoltà nel creare solidi e reali rapporti umani in un mondo sempre più mediato.  L’arte non ci ha sempre portato a riflettere ponendo l’accento sulle criticità e le problematiche del vivere contemporaneo? Cosa c’è di tanto sconvolgente nell’installazione di Verhoeven?

Come diceva Ortega y Gasset: Se invece di prendere sul serio l’arte, la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l’opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione.

Laura Casarsa

 

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