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Marina Abramović a Firenze

Palazzo Strozzi di Firenze ospita la prima grande retrospettiva italiana dedicata a Marina Abramović; una mostra che ripercorre cinquant’anni della carriera dell’artista, dalle prime opere degli anni Sessanta fino ai più recenti lavori del Duemila

Marina Abramović
Stromboli III (Volcano) 2002, black and white lambda print, cm 79 x 99. Napoli, Galleria Lia Rumma. Courtesy of Marina Abramović Ph: Paolo Canevari. Marina Abramović by SIAE 2018

Contestata, amata, dibattuta e acclamata, Marina Abramović (Belgrado, 1946) è questo e molto altro ancora perché mai nessun artista più di lei ha saputo scatenare l’opinione pubblica di critici e pubblico.

Attiva sin dagli anni ’60, Marina Abramović esplora le relazioni tra artista e pubblico ma soprattutto le potenzialità del corpo e della mente; i suoi lavori non si limitano a “presentare” una situazione ma coinvolgono le nostre sensazioni più recondite. Ogni sua performance è pensata per suscitare emozioni e reazioni.

Nata da una famiglia di partigiani trascorre la sua infanzia a Belgrado fino al 1976, anno in cui si stabilisce ad Amsterdam e inizia la collaborazione-relazione con Ulay, artista tedesco che segnerà per sempre la sua vita e la sua carriera. La prima performance, Rhythm 10, è fatta di gesti. Venti coltelli e due registratori fanno da sfondo a un massacro evitato in cui la Abramovic colpisce a dita aperte la sua mano attraverso il gioco del coltello. E così i successivi Rhythm 0, Rhythm 5 che evocano piacere e dolore chiedendo esplicitamente la partecipazione del pubblico. Gli anni Settanta rappresentano un periodo molto fecondo e produttivo, ricco di successi; la collaborazione con Ulay è intensa e nascono numerosi lavori ai limiti del possibile. Poi la rottura, unica e indimenticabile che con Muraglia Cinese li vede protagonisti di un inevitabile addio.

Marina Abramović
Ulay/Marina Abramović, Relation in Space 1976, ½” video transferred to digital video (b/w, sound), 59:28” min. New York, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives and LIMA, MAC/2017/036. Courtesy of Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018

La trasformazione spirituale dell’artista va di pari passo con l’evoluzione strutturale e concettuale delle sue opere: una continua esplosione di emozioni che ritroviamo in ogni sua azione.

La mostra, allestita presso Palazzo Strozzi, riunisce circa 100 opere offrendo una panoramica di tutti i suoi lavori, dagli anni Sessanta fino ai più recenti attraverso video, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni ma soprattutto la riesecuzione dal vivo delle sue  più celebri performance ad opera di un gruppo di attori selezionati e appositamente formati per la mostra. Il titolo The Cleaner fa riferimento a un momento particolare e creativo della vita dell’artista, come lei stessa suggerisce. La pulizia dal passato, dalla memoria e dal destino.

 Marina Abramović
Rhythm 5 , 1974/2011, 8 mm film transferred to digital video (no sound, b/w), 8:12” min. Amsterdam, LIMA Foundation. Courtesy of Marina Abramović Archives and Lisson Gallery, London, MAC/2017/085 Credit: Ph. Nebojsa Cankovic. Courtesy of Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018

L’esposizione segue in ordine cronologico le principali tappe della carriera dell’artista serba: sono esposte opere inedite come l’Autoritratto del 1965 e i dipinti della serie Truck Accident (1963) e Clouds (1965-70) dove il corpo umano è al centro della sua ricerca. Troviamo anche opere che testimoniano l’uso diretto del corpo dell’artista come Lips of Thomas (1975) o Art Must Be Beautiful/Artist Must Be Beautiful (1975) dove le azioni si fanno cruente. Molte opere in collaborazione con Ulay e a termine del percorso la più recente The Artist is Present (2010) in cui al MoMA di New York, Marina Abramović – immobile – ha fissato più di mille persone che si sono messe di fronte a lei sottolineando l’intenzione e la necessità di stabilire una comunicazione e uno scambio di energia con lo spettatore.

Marina Abramović
0.0) Marina Abramović, Artist Portrait with a Candle (C) from the series “Places of Power” 2013, Courtesy of Marina Abramović Archives © Marina Abramović by SIAE 2018

Che l’arte debba appartenere a tutti è un pensiero lecito, che possa essere compresa e apprezzata da tutti è un po’ più difficile. Le opere di Marina Abramović sono “pericolose” e mettono in discussione tante verità: proprio per questo ci affascinano.

Flavia Annechini

Marina Abramović, The cleaner
fino al 20 gennaio 2019, Palazzo Strozzi, Firenze

 

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