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Ponyo Ponyo Ponyo Sakana No Ko…

 Chi ha visto il film non può fare altro che canticchiare in continuazione la sua colonna sonora…

Il film d’animazione “Gake no ue no Ponyo” – titolo internazionale “Ponyo on the cliff by the sea” – del regista giapponese Hayao Miyazaki e della casa di produzione Studio Ghibli – si è aggiudicato l’VIII edizione del Premio Fondazione Mimmo Rotella, manifestazione collaterale della 65ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, svoltasi il 5 settembre scorso all’Hotel des Bains del Lido, famoso soprattutto per aver fatto da lussuosa cornice al film di Luchino Visconti “Morte a Venezia”. Premio nato nel 2001 da un’idea di Piero Mascitti, Presidente della Fondazione, e sostenuto dall’indimenticato maestro del décollage e artista del Nouveau Réalisme, Mimmo Rotella appunto, che, del cinema, strappava e personalizzava i manifesti. Compito della Giuria, presieduta da Mimmo Calopresti, è stato scegliere, tra i film della selezione ufficiale della Mostra, quello che meglio ha saputo testimoniare il rapporto tra arte cinematografica ed arti visive, nella consapevolezza che entrambe siano due ottimi punti di vista per esprimere, raccontare, “salvare” la realtà dell’essere umano. “Gake no ue no Ponyo” è stato scelto perché, “per la sua costruzione visiva e per la vivacità espressiva delle forme, ha rappresentato un solido esempio di utilizzo dell’animazione a fini figurativi, convincendo sul piano rappresentativo e della narrazione”.

Immagine tratta dal sito www.ghibli.jp
Immagine tratta dal sito www.ghibli.jp

In totale controtendenza rispetto alla Disney/Pixar ed ai suoi film 3D che utilizzano la computer graphic, senza dubbio stupefacenti (uscirà in Italia ad ottobre “Wall-E”, il robot abbandonato sulla Terra dagli uomini, a cui spetta l’arduo compito di ripulire il nostro pianeta dall’immondizia), il regista-artigiano Miyazaki ci sorprende con le 170 mila tavole disegnate a mano e colorate a pastello ed acquerello che compongono il suo capolavoro, la cui principale fonte di ispirazione è la “La sirenetta” di Hans Christian Andersen. È la “storia d’amore” tra Sosuke, un bambino di cinque anni che vive su una scogliera a picco sul mare, e Ponyo, la paffuta pesciolina con il volto da bambina che è proprio lui a liberare dal barattolo di vetro in cui si era incastrata scappando, chiusa in una medusa, dal fondo del mare: innamoratasi del suo piccolo eroe, in Ponyo la curiosità di esplorare il mondo in superficie si trasforma in assoluta determinazione a voler diventare un essere umano.

Ribellandosi al padre, stregone del mare, che se la riprende portandola via dal secchiello verde in cui Sosuke con affetto la custodiva, Ponyo diventa una bambina vera grazie alla magia, ma nello stesso tempo la sua rivolta scatena una serie di catastrofi che spezzano gli equilibri tra uomini, animali e natura. Un pericoloso tsunami seguito dall’alta marea colpisce il villaggio in cui vive Sosuke, ma proprio le onde altissime, a forma di pesci giganti, permettono a Ponyo, cavalcandole, di buttarsi di nuovo fra le braccia del bambino. Scene fantastiche del villaggio sommerso, i cui abitanti vivono all’interno di enormi bolle oltre le quali nuotano i pesci, accompagnano gli spettatori alla prova che Sosuke deve superare affinchè il villaggio torni alla normalità e Ponyo possa definitivamente restare con lui, mantenendo la promessa, fattale all’inizio, di proteggerla e di prendersene cura.

“Gake no ue no Ponyo” è una fiaba che parla di amore, di affetto, di rispetto, tra uomini e donne, tra bambini e anziani, dove non c’è un vero e proprio personaggio negativo: tutto e tutti contribuiscono a confezionare l’equilibrio finale. La donna è l’elemento forte della famiglia: la madre di Sosuke, oltre a proteggere il figlio, dimostra un affetto immediato anche per la bambina, mentre quella di Ponyo, la Madre del Mare, rappresenta la saggezza trovando la soluzione finale.

Hayao Miazaki, attraverso questo film spensierato, il cui target di riferimento sono i bambini, ma che appassiona anche gli adulti, che ci ha fatto ritornare all’infanzia, intenerire, sorridere, vuole lanciare un messaggio importante, attuale, che sta a noi condividere o meno: dobbiamo accettare e rispettare i movimenti della natura, anche i più catastrofici, perché la Terra è viva e si trasforma.

Il film colpisce anche per i colori intensi e vivaci, dai toni del blu delle profondità marine a quelli del verde della natura, e per la resa delle luce e dell’oscurità nel momento della catastrofe. La percezione è quella di un fluttuare perenne, di onde, bolle, meduse, pesci e stelle marine, amplificato dalla musica classica di sottofondo che, a detta dello stesso Miyazaki, riprende “La Cavalcata delle Valchirie” di Richard Wagner. Quasi una vita in simbiosi tra i vari abitanti dell’ecosistema.

Immagine tratta dal sito www.ghibli.jp
Immagine tratta dal sito www.ghibli.jp

La grafica è volutamente semplice, la rappresentazione è realistica, nelle vedute del paesaggio e nelle scene della quotidianità. Le concessioni all’elemento surreale e fantastico sono spettacolari: tenera e divertente la scena di Ponyo e Sosuke che si spostano sulla superficie delle acque che hanno sommerso il villaggio a bordo di un motoscafo-giocattolo, ingigantito per magia dalla bambina, e azionato dalla fiamma di una candela.

Il film, che uscirà nelle sale italiane a Pasqua 2009, ha ottenuto il record di incassi in Giappone ed è stato molto apprezzato a Venezia, dove, nonostante in tanti lo volessero premiato con il Leone d’Oro, ha dovuto cedere di fronte a “The Wrestler” di Darren Aronofsky, peraltro meritatissimo.

Valentina Tovaglia

D’ARS year 48/nr 195/autumn 2008

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