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Wikipedia e il prezzo dell’esclusione

La scarsa presenza di donne negli ambiti informatici, sia che si tratti di sviluppo di software proprietari o open source, sia che si tratti di partecipazione attiva in comunità online, sembra essere un fenomeno che desta parecchio interesse. Negli ultimi anni il caso più noto è quello di Wikipedia, uno dei dieci siti più visitati al mondo. Questa libera enciclopedia, sviluppata in modo collaborativo attraverso il software wiki, è stata più volte criticata per la ridotta presenza di donne all’interno della comunità stabile di editor che si dedica con costanza al mantenimento e verifica delle diverse voci.

Non è possibile imputare le cause di un numero così esiguo, meno del  15%, a elementi discriminatori espliciti. Al contrario, all’interno di Wikimedia, sito in cui si discute delle attività e dei progetti di Wikipedia, è stata sviluppata un sezione relativa al fenomeno del gender gap. Inoltre in diverse occasioni la comunità dei wikipediani ha promosso e organizzato eventi il cui obiettivo era quello di aumentare la partecipazione femminile.

Un esempio ne è il progetto WikiWomen’s History Month durante il Women’s History Month[1]. Quest’anno in concomitanza con l’ iniziativa, in occasione del  THAT Camp Femminist, diverse scuole americane,  gruppi femministi e singole ricercatrici hanno lanciato la campagna #tooFew in cui si promuoveva il progetto Feminists Engage Wikipedia[2].

Queste iniziative hanno aumentato la partecipazione femminile, ma solo per pochi giorni.  Le speculazioni circa i motivi che inducono le donne a non avere una partecipazione continuativa all’interno di Wikipedia sono state diverse, ma nessuna è riuscita a rispondere appieno a questo interrogativo. Le ipotesi vanno dalla scarsa usabilità per le donne dell’interfaccia del wiki ai toni misogini di alcuni partecipanti, dalla assenza di tempo alla scarsa autostima e poca confidenza con la tecnologia causata da una educazione ricca di stereotipi del femminile. Le iniziative che sono nate da queste analisi hanno una spinta evidentemente emancipazionista, tipica della politiche delle pari opportunità. Tendono cioè a voler appianare il divario tra i sessi quasi che la libertà femminile dipenda esclusivamente dall’uguaglianza con gli uomini.

Nessuna di queste analisi prende in considerazione il fatto che l’assenza di donne, come di altri soggetti, possa essere una libera espressione di sé e che evidentemente questa possa indicare una scarsa simpatia per l’idea di libera partecipazione e condivisione elaborata in questa comunità? Diverse critiche sono state mosse alle gerarchie che si creano all’interno della comunità di Wikipedia.

Tuttavia piuttosto che la semplice critica alla struttura è interessante comprendere quale sia il senso che questa organizzazione ha dato ai diversi ruoli e alle diverse azioni che sono poste in essere al suo interno. Il libro EL Potlacht Digital[3], scritto da Felipe Ortega e Joaquin Rodriguez, è utile per mettere in luce questi significati. Nel libro non c’è un pregiudizio sulle forme di organizzazione che la comunità adotta per poter portare avanti il proprio progetto e si propone un’interessante analisi sul tipo di economia che essa crea e le motivazioni che portano i singoli a partecipare. Spingendosi oltre l’analisi dell’economia del dono, gli autori individuano delle pratiche proprie dei wikipediani che associano al rituale del potlatch descritto da Franz Boas.  Questo rituale, proprio delle comunità canadesi kwakiutl, permetteva al singolo di acquisire all’interno della propria comunità tanto più prestigio e ruolo sociale quanto maggiore era il capitale monetario che ridistribuiva agli altri. Questa offerta era utile per l’accumulazione di un particolare tipo di capitale quello simbolico a cui davano maggiore importanza. Allo stesso modo i wikipediani non dedicano il

proprio tempo e le proprie competenze in modo disinteressato. Un rituale simile trasforma ciò che non si ritiene interessante possedere – per esempio il diritto d’autore o una retribuzione per il lavoro svolto – in qualcosa di maggiore interesse cioè la notorietà e l’autorità all’interno della comunità. Attraverso questa economia della pratica, così come viene definita nel libro, si garantisce una meritocrazia che porta a una maggiore coinvolgimento e partecipazione. Il tutto è ottenuto attraverso il consenso dei partecipanti che agiscono con un grande senso di appartenenza alla comunità in cui stanno per assumere un ruolo di importanza[4]. Grazie al femminismo sappiamo che la creazione di rituali che cristallizzano il senso dell’autorità nel potere è un processo nient’affatto scontato. Questa confusione di senso, sostenuta debolmente dall’idea di merito, tende a mascherare l’esercizio del potere e dispensa dalla fatica della mediazione con gli altri. La libera condivisione in progetti come Wikipedia, come in molte comunità di software open source, non può essere considerata un valore dato una volta per tutte ma deve essere pensato come strettamente connesso con il senso che ognuno attribuisce alla propria partecipazione alla comunità. La connessione tra il senso dell’essere al mondo – o in una comunità – e la libertà è una lezione che il femminismo conosce bene. Per il femminismo  la libertà femminile è stata da sempre il centro di qualsiasi dibattito. Questa libertà non è mai stata una cosa ovvia.

La comunità di Wikipedia, invece, sembra essere un sistema basato su dei principi considerati universali e neutri per quegli uomini che considerano le loro condizioni essenziali per il vivere civile. Per questo motivo non si può parlare di discriminazione ma di un naturale processo di esclusione e di assenza di desiderio alla partecipazione da parte di chi è differente. Se si elabora qualcosa sulla base di un modello relativo a qualcuno è quasi automatico che gli altri saranno esclusi a meno che non si adattino a quel funzionamento. I provvedimenti che tendono ad appianare le disparità non sono solamente indesiderabili ma portano ad una cancellazione inaccettabile delle differenze.  Per il femminismo la pratica dello stare tra donne negli anni sessanta ha permesso di distaccarsi da una idea di libertà liberale per elaborarne una di tipo relazionale, una pratica molto diversa da quella proposta da wikipedia. Come afferma Luisa Muraro: “A causarlo non fu […] una condizione di ingiusta discriminazione, bensì un vissuto di disagio profondo e una crescente estraneità verso i linguaggi, le pratiche e i progetti fino allora condivisi con gli uomini”[5].  Il caso Wikipedia ci permette di comprendere, perché li esplicita più di altri contesti, quei meccanismi di esclusione che sono diffusi in diversi ambiti informatici.

Questo ci aiuta a dare un senso diverso alla assenza di desiderio femminile. Allo stesso tempo ci invita a prendere in maggiore considerazione  le sempre più numerose ed interessanti esperienze di donne che hanno deciso di formare gruppi separati nell’ambito del software open source. È il caso del gruppo internazionale Linuxchix che  nasce con l’intento di una condivisione tra donne della conoscenza di questo sistema operativo. Oppure come nel caso del FouFem di Motreal, un feminist hackerspace, creato da donne che sentivano l’esigenza di uno spazio differente dagli hackerslab misti. Ce ne sarebbero molti altri ma questo richiederebbe una trattazione più ampia. Tuttavia anche solo l’accenno ad esperienze di questo tipo è utile per affermare che le donne, come altri soggetti, possono non avere nessuna intenzione di pagare il prezzo di processi di esclusione simili a quello di Wikipedia, ma piuttosto che stiano cercando attraverso pratiche diverse un senso libero di sé e della propria partecipazione.


[1]    L’obiettivo era aumentare il numero di voci dell’enciclopedia che mettessero in evidenza il contributo delle donne agli eventi della storia e alla società contemporanea.

[2]    Un’operazione di editing da parte di un gran numero di donne che è avvenuto in contemporanea in diverse parti del mondo il 15 di quello stesso mese.

[3]    Per un punto di vista differente e critico sull’idea di partecipazione di massa a Wikipedia e sull’addomesticamento neoliberale del concetto di libertà rimando al libro Nell’acquario di Facebook di Ippolita, di cui si occupa l’articolo di Martina Coletti presente in questo numero.

[4]  Forme di gratificazione simbolica sono molto comuni in Wikipedia e vanno dal riconoscimento da parte di altri utenti alle barnstar, dall’avanzamento di ruolo al numero di voci completate.

[5]    Luisa Muraro, La scommessa del femminismo, in “Per amore del mondo, Numero tre”, Diotima, 26 Marzo 2005.

T-Shirt for the wikipedia campaign, Art direction II assignment professor: Holly Shield, Art directors: Mike E. Perez, Mark Decker, JAcob Brubaker
T-Shirt for the wikipedia campaign, Art direction II assignment professor: Holly Shield, Art directors: Mike E. Perez, Mark Decker, Jacob Brubaker

The lack of women within the realm of IT (be it as software developers for private or open-source websites, or as active participators for online communities) seems to be a phenomenon that has sparked great interest. In recent years the focus has been on Wikipedia, one of the ten most visited websites in the world. This free encyclopaedia (developed co-operatively using the wiki software), has often been criticised for the low number of women within its core community of editors dedicated to the verification and maintenance of the site’s various entries. Nevertheless, it is impossible to attribute the causes for such a small number (15%) to simple discrimination. On the contrary, Wikimedia (the website that handles Wikipedia’s policies and decisions) has developed a sector solely dedicated to closing the present gender gap. Furthermore, the Wikipedian community has promoted and organised events with the aim of increasing female participation. An example is the WikiWomen’s History Month project, launched during the Women’s History Month[1]. This year, in conjunction with the initiative THAT Camp Feminist, various American schools, feminist groups and researchers launched the #tooFew campaign, promoting the project Feminists Engage Wikipedia[2].


[1]    The objective was to increase the number of voices in the encyclopaedia, emphasising female contribution to historical events and to contemporary society.

[2]   An editing operation carried out simultaneously by women all over the world on the 15th of that same month.

Loretta Borrelli
D’ARS year 53/nr 215/autumn 2013

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