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Drodesera Festival 2016. Assaggi dalla 36° edizione

Report dalla 36esima edizione di Drodesera, il festival dedicato alle performing art che si svolge nella Centrale Fies di Dro (TN). World Breakers il tema del 2016

 

Drodesera Festival 2016, 1st pic by Dead Meat & RaneFritte / 2st pic by Dead Meat & Andrea Pizzalis / 3st pic by Dead Meat & RaneFritte / graphic Letizia Filisetti
1st pic by Dead Meat & RaneFritte / 2st pic by Dead Meat & Andrea Pizzalis / 3st pic by Dead Meat & RaneFritte / graphic Letizia Filisetti

Performance, danza, teatro e arti visive nel festival Drodesera avevano quest’anno come tema World Breakers. Rompere le forme dei micro e dei macrocosmi, saggiare la resistenza degli ecosistemi, sopravvivere e produrre cambiamento, indagare le mutazioni dei mondi. Questa la linea programmatica del festival che ha riproposto per il quarto anno anche il Live Works Performance Act Award, premio dedicato alle realtà emergenti, curato dalla piattaforma LIVE WORKS e dal quale vengono selezionati i nove finalisti vincitori delle residenze del progetto The Free School of Performance. I nove artisti finalisti per questa edizione di Drodesera sono stati: Quenton Miller, Brud, Rosa Sijben, Teresa Cos, Jacopo Jenna, Marion Menan, Sven Sachsalber, Evelin Brosi Doyle, Maxime Bichon.

Jacopo Jenna, I wish I could dance like M.J. ph Andrea Pizzalis per Centrale Fies
Jacopo Jenna, I wish I could dance like M.J. ph Andrea Pizzalis per Centrale Fies

Ha vinto quest’ultimo, ma tra le proposte del festival noi abbiamo amato Jacopo Jenna. Impareggiabile la sua riscrittura grammaticale del gesto, I wish I could dance like M.J, che da Michael Jackson arriva a Merce Cunningham passando per i video di Bruce Nauman. Dalla partitura musicale di Jackson, Jenna ha estratto una variazione temporale concentrando il gesto sulle crome e semicrome che erano possibili nel tempo dei passi della rock star. Anche il ritmo dei mocassini sull’assito della Sala Comandi, i silenzi e le pause potevano già essere quella scacchiera di bianchi e neri che segna il battere e il levare di una danza finalmente rigorosa, coinvolgente tanto quanto il danzatore era coinvolto nel suo metronomo interiore.

Vanja Smiljanich, Waves of Worship (wow); ph credits Alessandro Sala Cesura per Centrale Fies
Vanja Smiljanich, Waves of Worship (wow); ph credits Alessandro Sala Cesura per Centrale Fies

Ci ha delusi Vanja Smiljanić con il secondo studio sulla setta religiosa dei Cosmic People e le Cybernetic War (Waves of Worship). Se voleva essere ironica con il cheap e l’uso kitsch della rete, la lungaggine dei manifesti programmatici recitati come una santona dei media hanno tolto leggerezza e incisività allo spettacolo.

Il lavoro di Berlin, Zvizdal, dove una coppia di amanti non lascia che l’incidente nucleare di Chernobyl cambi la loro vita, era di una poesia toccante per la verità documentaristica di una storia di resistenza. Non serviva la retorica dei modellini sottostanti gli schermi, un eccesso e sfoggio di ricchezza tecnologica che poco aveva a che fare con il contenuto del video. Resta da chiedersi perché è videoarte e non documentario dal momento che la narrazione ha nelle parentesi estetiche (le intersezioni con le inquadrature delle telecamere) inutili divagazioni sulle possibilità del mezzo.

Sotterraneo, Postcards from the future; ph credits Andrea Pizzalis per Centrale Fies
Sotterraneo, Postcards from the future; ph credits Andrea Pizzalis per Centrale Fies

Nel cartellone anche il teatro Sotterraneo, con una riflessione cinica e intelligente sul post-umano (Postcards from the future). Il loro lavoro parla la lingua metateatrale da sempre ma con ironia e freschezza di una inesauribile gioventù. Questa volta il palco è un set per l’indagine sul vedere. Sotto esame il ruolo dello spettatore che il caso (un braccialetto nero o bianco) divide tra voyeur e player. C’è chi guarda altri che “fanno” e tutti si è guardati dall’occhio meccanico della macchina fotografica che fintamente inquadra immortalando i presepi viventi realizzati su un parquet.

Visti e vedenti si confondono in una umanità che non ha nemmeno più il linguaggio per comunicare, ridotta alla lallazione o all’afonia. Una tautologia anti-teatrale che da una parte strizza l’occhio all’immortalità che concediamo ancora all’immagine fotografica e dall’altro ci avverte che il narcisismo è una condizione da cui non si sfugge, sia che siamo dispositivi-specchio, ritratti o soggetti di una irreparabile catastrofe.

ANAGOOR, Socrate il sopravvissuto; photo credits Alessandro Sala Cesura per Centrale Fies
ANAGOOR, Socrate il sopravvissuto; photo credits Alessandro Sala Cesura per Centrale Fies

Gli Anagoor insistono invece sulla classicità e sulla raffinatezza estetica. Video con le cromie ricorrenti dei virati azzurrognoli e microfoni per un recitato che spesso tradisce l’origine veneta. Socrate il sopravvissuto è storia delle immagini e storia di Vitaliano Caccia che uccide la commissione d’esame sdoppiano e riverberano l’idea che dall’orrore non si sfugge. Nemmeno, aggiungiamo noi, con una grazia fin troppo patinata.

Pauline Curnier Jardin, Resurrection Plot, ph Andrea Pizzalis per Centrale Fies
Pauline Curnier Jardin, Resurrection Plot, ph Andrea Pizzalis per Centrale Fies

Un divertente scambio di scena il lavoro The Resurrection Plot di Pauline Curnier Jardin.  Tra le citazioni abbiamo contato nell’ordine: i corpi plastificati di Gunther von Hagens, gli oggetti in gomma piuma dello Store di Oldenburg, le forme molli dei mondi post umani di Max Ernest, lo squallore osceno di Cecità di Saramago, l’universo allucinato di Bosch, gli animali antropomorfi di Borges, una musa denudata di Tamara De Lempicka, il Bio Pop di Takashi Murakami e, per non farsi mancare nulla, pure la danza di Matisse. Crediamo che per raccontare la fine dell’umanità e una nuova palingenesi, si potesse certamente usare il kitsch e il “brutto,” ma non a discapito di uno spettacolo che per eccessivo accumulo rimane soffocato sotto se stesso.

Simone Azzoni

Drodesera Festival
World Breakers
Drodesera XXXVI 22.07 – 30.07.2016
Centrale Fies, Dro, TN

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