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Festival Internacional de la Imagen

Un festival sulle Ande è la risposta latino-americana alle manifestazioni digitali europee come “Transmediale” o “Ars Electronica”. Il “Festival Internacional de la Imagen” (www.festivaldelaimagen.com ), organizzato dall’Università Caldas di Manizales in Colombia, parte da una impostazione generale di Design, per poi proporre lavori ad ampio raggio nel campo della fotografia, video, cinema, installazioni multimediali, lavori audiovisivi, ricerche d’immagine e musica digitale.

Rejane Cantoni, Leonardo Crescenti Fala, installazione
Rejane Cantoni, Leonardo Crescenti
Fala, installazione

MUSICA E IMMAGINE
Vasta la ricerca sul suono digitale spesso unito all’immagine (Live/Media) fra tradizione
elettronica e suono-ritmico che conta numerose presenze, con risultati originali.
Molto bello il lavoro sonoro dello spagnolo Josè Manuel Berenguer e dell’argentino Gon-zalo Biffarella dell’Orchestra del Caos che si accompagna con immagini digitali generate in tempo reale e testi, con un suono articolato sul collage sonoro e sull’integrazione di suoni naturali all’interno della composizione, una performance di “musica animata”, (così potrebbe essere definita). Un lavoro interessante che si collega a un progetto di raccolta di “suoni scomparsi”, cioè raccolti (nel Sud America e altrove e collocati) in un archivio al CCCB di Barcellona.
Mixaggio di musica e immagine nella musica dell’argentino Jorge Castro, come nel colombiano Roberto Cuervo Pulido con le sue “Armonie Fractali”, performance suo-no/movimento nel lavoro di Roberto Garcia Pedrahita e Alessandra Rosini basato sui co-dici braille, suoni e gesti iterativi che lavorano sul concetto d’assenza, performance con violino elettronico di Guillermo Gomez, che si muove nei territori di confine fra musiche di diverse culture.
INSTALLAZIONI MULTIMEDIALI
L’installazione interattiva “Fala” (modo di parlare ) dei brasiliani Rejane Cantoni e Leonardo Crescenti interroga la comunicazione attraverso una serie di cellulari in cui le parole del pubblico riverberano in altre parole e un software interattivo le collega a 4 dizionari, in spagnolo, inglese, francese e portoghese (più suoni e tecnologia blue tooth e riconoscimento di ) mentre un software traduce le domande.
Le parole “lost in translation” suggeriscono contenuti diversi e portano a riflettere sul lin-guaggio e sulle trasformazioni di senso delle parole da un linguaggio a un altro.
Ma anche da macchina ad uomo e, per metafora ma non solo, fra macchina e macchina. Ma da quale esperienza parte il loro lavoro? Parte da una ricerca di “percezione ampliata” legata alla costruzione d’ambienti tecnicamente complessi, composti da piattaforme mobili che rendono il movimento fattore interattivo, sia nella posizione del corpo che negli effetti ottici creati dalle superfici metalliche riflettenti che circondano il fruitore, un lavoro che trova le sue origini sia nell’”Arte programmata” degli anni ‘50/’60 sia negli ultimi sviluppi dell’arte e tecnologia.
Una nutrita conferenza del francese Maurice Benayoun prelude alla pubblicazione di una monografia sul suo lavoro e ne mette in luce la coerenza e la varietà di un lavoro di più di venti anni, lavoro che ha toccato tutte le tematiche e le problematiche dei linguaggi digitali, dall’installazione di “realtà virtuale” alle installazioni interattive alla fiera di Shan-ghai.

VIDEONSTALLAZIONI
E’ basata sull’idea di viaggio la videoinstallazione “Turista trascendentale” della brasiliana Rossangela Rennò dove in quattro monitor diversi si svolgono 4 versioni dell’idea di viaggio, mentre la videoinstallazione di Victor Robledo studia nel passare del tempo l’effetto della luce sulle cose.
SOCIAL NETWORKS
Mentre il festival chiarisce la volontà di contrapporre la cultura alla violenza espressa dai forti problemi sociali della regione, la cultura interviene anche inserendosi nella documentazione del degrado sociale e nelle sue componenti espressive e sociologiche. Pablo De Soto all’interno del collettivo internazionale Hackitectura svolge inchieste in diversi paesi, collegando lettura sciologica a progetti.
Nell’intervento su Medellin sono stati intervistati rappers locali, giovani e vecchi dei Barrios interrogati sui loro bisogni sociali (e mettendoli in rete) ma anche graffitisti che dimostrano la capacità della tradizionale cultura hip hop e dei suoi sviluppi metropolitani a livello planetario di raccogliere umori e culture come canale di comunicazione spontanea e “voce dal basso”.

IMMAGINI
Immagine digitale in 3d nelle macchine fantastiche e antropomorfe dell’italiano Francesco Mai, e belle fotografie di Federico Rios Escobar, riprese delle strade di un quartiere di Medellin e dell’atmosfera cupa creata dalla guerra fra gruppi criminali. Hanno il carattere delle famose foto di Wegee della New York criminale degli anni 40, impassibili e severe, austere e accusatorie.

VIDEO
Video e corti cinematografici sono presenti in gran numero e con una forte presenza del cinema d’animazione di ricerca fra cui l’originale “El diablo de Juanchito” di Ana Maria Solano, animazione mista e humour che ricorda le dissacranti animazioni interattive di Marcelin Antunez Roca.
E’ canadese la selezione di video del gruppo “Perte de Signal”, dove spiccano “Con amo-re” e “Con fuoco” di Martin Messier. Ed è interessante come composizione d’immagini 3d “PaysageEtre” di Marie France Giraudon, dimostrando una capacità narrativa possibile attraverso l’uso d’animazioni e il sovrapporsi di linguaggi effettati.
Concettuale e intrigante il lavoro di Marcello Mercado, impegnato da anni in una ricerca che va dal video ai nuovi media con osservazioni originali come la traduzione dei valori culturali in gigabyte: Socrate: 17b, e così i grandi nomi delle culture classiche e moderne valutabili nel peso digitale del loro file d’archivio.
I cinque giorni del festival sono fittissimi d’appuntamenti, alternando presentazioni e colloqui, concerti e workshop in una struttura che esprime i campi di ricerca dell’università e li estende alle diverse strutture culturali.
Questo permette l’incrocio e la circolazione di diverse esperienze internazionali e la possibilità di creare un “polo/multimediale” originale e rilevante nel contesto latino-americano.

Lorenzo Taiuti

D’ARS year 51/nr 206/summer 2011

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