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GALLERIE E MUSEI A ROMA #2 – MAURIZIO NANNUCCI ALLA GALLERIA GUIDI

Si è conclusa lo scorso 28 febbraio la prima personale di Maurizio Nannucci a Roma, che ha avuto luogo presso la galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea. Sorprendeva la poca attenzione di Roma per un artista così coerente nelle scelte e così presente nelle grandi manifestazioni dedicate all’arte contemporanea, come la Biennale di Venezia e Documenta a Kassel, senza contare le tante mostre in musei e gallerie in Italia e all’estero.

La mostra riempie un vuoto presentando due grandi pezzi, che consistono in scritte al neon: ART IS NOT INTENDED TO BE TRANSPARENT IN MEANING…  e EVERY PLACE HOLDS THE POSSIBILITY OF A NEW GEOGRAPHY...

Maurizio Nannucci, Art is not intended to be perfectly transparent in meaning…
Maurizio Nannucci, Art is not intended to be perfectly transparent in meaning…

Con la prima opera l’artista ribadisce il diritto alla non-visualità dell’arte, alla sua essenza di “concetto oscuro” e “mutevole”, un “gioco fra ordine e disordine”, “l’opposizione fra limiti e trasgressione, uno scambio fra centro e periferia dove le immagini sono rimpiazzate da nuove forme di linguaggio”. La continuità del suo lavoro, basato sulle esperienze Fluxus e Concettuali, non ha stanchezze, non ha flessioni. Didattico e comunicativo,  suggerisce che l’arte non può e non deve dire tutto, ribadisce concetti che troppo spesso le ultime aree espressive non sentono più necessario sottolineare, in quanto parte dello “status quo” dell’arte. Ma lo status quo deve essere continuamente riconfermato o ricordato, e questo avviene nel lavoro di Nannucci con riferimenti a Art and Language e alla Narrative Art, a cui il suo lavoro per certi versi si collega.

Maurizio Nannucci, Art is not intended to be perfectly transparent in meaning…
Maurizio Nannucci, Art is not intended to be perfectly transparent in meaning…

L’altra opera, EVERY PLACE HOLDS THE POSSIBILITY OF A NEW GEOGRAPHY…, definisce l’arte come un “progetto urbanistico o territoriale”, un’operazione che ogni volta deve rifondare la città/linguaggio dell’arte come un luogo della transizione verso il nuovo. L’impatto visivo delle due scritte costituenti l’opera, ampliate a tutta parete e intensamente colorate e coloranti lo spazio ambientale, è molto forte e fa pensare alle possibilità d’interventi d’impatto ambientale urbano, come è stato spesso praticato negli Stati Uniti o in Germania. Questo ci porta a una riflessione sui rapporti fra musei e gallerie in Italia.
A Roma MAXXI e Macro hanno portato per un breve periodo la città a una situazione competitiva con le città storiche del Modernismo, ma la crisi e l’incuria delle istituzioni hanno congelato l’occasione di cambiamento.
Per la galleria Guidi, come ci racconta il direttore, si era stabilita una collaborazione con il Macro su alcuni artisti, con mostre correlate… Quindi il museo ha sicuramente aperto possibilità di sinergie con le gallerie private, ma a questo punto il blocco operativo dei musei romani  rimette in discussione quanto si era fatto  e il quadro collaborativo che si iniziava a vedere… Ma la galleria Guidi si muove ora in via della Lungara  (uno dei “district” più interessanti a Roma per numero e qualità di gallerie) con l’obbiettivo di occupare uno spazio molto vasto (1500 metri) nell’intento di ridefinire le funzioni possibili di una galleria d’arteSono ipotizzati spazi espositivi ma anche spazi d’incontro, di ristorazione ecc…”.  Quindi una galleria che “fa sistema” nella direzione in cui si sono mosse altre gallerie europee come il KW di Berlino e Die Appel di Amsterdam. La ricerca di uno spazio polifunzionale che integri molti elementi è in effetti sentita da più parti. L’ambiente espositivo d’arte ha bisogno di connotazioni e aggregazioni diverse da quelle finora praticate.

Lorenzo Taiuti

Maurizio Nannucci
Giacomo Guidi Arte Contemporanea
Conclusa il 28 Febbraio

 

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