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Il pastificio dell’arte

 A Roma, nel contesto unico del quartiere San Lorenzo, un ex pastificio è diventato un fondamentale centro di riferimento per la diffusione e la promozione dell’arte, con una particolare attenzione rivolta ai giovani artisti e alle nuove ricerche contemporanee.

Kaarina Kaikkonen, Temple, 2009 Cortile Fondazione Pastificio Cerere
Kaarina Kaikkonen, Temple, 2009
Cortile Fondazione Pastificio Cerere

Quale può essere il collegamento tra un ex pastificio e l’arte contemporanea? Nessuno, fino a quando non si visita a Roma il complesso dell’ex Pastificio Cerere che, dal 2004, ospita la Fondazione Pastificio Cerere. Il progetto scaturisce dalla volontà del giovane Flavio Misciattelli, ora presidente di una Fondazione dedicata alla promozione e alla divulgazione della ricerca artistica contemporanea: dalla pittura, alla scultura, ai video, alle fotografie e alle installazioni, con un’attenzione particolare rivolta ai giovani artisti.

Come sopravvive una struttura così giovane, viva e dinamica? Non solo attingendo alle proprie risorse, ma anche attraverso la pianificazione annuale di un’attenta strategia di fund raising: nessuna banca o azienda di riferimento, ma solo sponsorizzazioni che, di volta in volta e con grandi sforzi, finanziano gli eventi oppure, semplicemente, i cataloghi delle esposizioni.

Il Pastificio che ospita la Fondazione è la più antica fabbrica del quartiere: vanta una storia e una tradizione gloriosa a partire dagli inizi del secolo scorso, quando, nel lontano 1905, nasce una semoleria-pastificio, di cui rimane ancora la storica denominazione Cerere, un evidente riferimento genealogico al mito della dea delle messi.

Dismessa la produzione nel 1960, dalla fine degli anni Settanta la fabbrica si è ripopolata spontaneamente con gli artisti del cosiddetto “Gruppo San Lorenzo”, come Nunzio, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Piero Pizzi Cannella, Marco Tirelli. Impossibile non incontrare uno di loro, quando ci si avvicina a quel susseguirsi di edifici e di cortili che girano sui lati di via Tiburtina, via dei Volsci, via degli Ausoni, Piazza dei Sanniti.

Il quartiere si abitua così alla presenza di fotografi, scultori e pittori e, ancora oggi, percorrendo le vie del quartiere, si respira quell’aria bohemienne, forse paragonabile a una Soho d’oltreoceano. Già nel 1984 Achille Bonito Oliva, che aveva intuito il ruolo strategico del Pastificio celebrando il luogo con la mostra Ateliers in cui furono aperti gli studi dove abitavano e lavoravano gli artisti, consacrò definitivamente la fama della “Scuola Romana di San Lorenzo”.

Nel corso degli anni l’architettura del complesso industriale lentamente si trasforma. I locali della ex fabbrica, adattati alle esigenze degli artisti, sono convertiti in suggestivi loft, che meritano davvero una visita: la struttura portante dell’edificio storico, riconoscibile e apprezzabile in tutta la sua fisionomia, è rivitalizzata e attualizzata proprio dalla presenza degli “inquilini dell’arte”, che trasformano uno straordinario esempio di archeologia industriale in un laboratorio creativo destinato alla sperimentazione e alla diffusione dei differenti linguaggi della contemporaneità.

Fondazione Pastificio Cerere. Sale interne
Fondazione Pastificio Cerere. Sale interne

La Fondazione infatti è un luogo pluridisciplinare vissuto e partecipato in ogni suo angolo, dove coabitano diverse realtà, dagli studi degli artisti residenti agli spazi esposivi, originariamente adibiti allo stoccaggio del grano, costituiti da una galleria dove vengono ospitate a rotazione mostre personali o collettive selezionate dal curatore Lorenzo Benedetti. Anche il cortile dell’edificio è utilizzato per scenografici interventi site specific, performance e installazioni; uno spazio estremamente suggestivo, composto da più innesti che si sviluppano in un dialogo dinamico tra i ballatoi, ideale e reale collegamento fra interno ed esterno, “fra ciò che si vede e ciò che non si vede, ciò che si percepisce e ciò che è evidente, che è proprio quello che succede in questo luogo”, dove l’arte contamina in una sorta di ibridazione visiva anche il contenitore.

Nell’ottica di proporsi come una centrale generatrice di idee e di cultura, una specie di campus interamente aperto alla circolazione dei visitatori, la Fondazione organizza non solo mostre, ma anche workshop, convegni, laboratori, spettacoli, proiezioni, in linea con la nuova vocazione del museo moderno: uno spazio pubblico al servizio del pubblico.

Lo scopo è di non limitarsi alla visita del Pastificio, ma di vivere la cosiddetta “esperienza Pastificio”: un luogo di aggregazione coinvolgente, multifunzionale e polisensoriale, all’insegna di quell’effettivo posizionamento dell’Arte nella dimensione sociale, che permette di tradurre un percorso museale, da molti ancora erroneamente definito “elitario”, in un’autentica e divertente esperienza di vita.

Così, al termine di una piacevole abbuffata di cultura, ci si ritrova nel Ristorante Pastificio San Lorenzo, che affranca il suo nome dal mito della dea Cerere, forse per richiamare con forza lo spazio urbano dello storico quartiere in cui si insedia.

E il sistema, a dispetto della crisi funziona: inaugurato nell’ottobre del 2009, il Ristorante Pastificio San Lorenzo è già uno dei locali di tendenza della moda romana. Tanti i giovani, prenotazione obbligatoria e  rischio di non trovare un tavolo, anche nei giorni blank della settimana.

L’esperienza della Fondazione Pastificio Cerere è una conferma, ma è anche un esempio di come sia fondamentale creare una sinergia con il pubblico, non solo interlocutore privilegiato e imprescindibile, ma anche soggetto attivo di un processo di comunicazione più ampio e articolato, che lo innalza a un ruolo sempre più centrale.

Isabella de Stefano
D’ARS year 50/nr 202/summer 2010

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