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Incontrare la memoria: ricordando Oscar Signorini a 100 anni dalla sua nascita

Il 2010, come già l’anno scorso,  è stato l’occasione per D’Ars di riportare alla luce un po’ della storia di un progetto che prosegue da cinquant’anni sempre adattandosi al presente, che ha preso il via nel 1959 come D’Ars Agency e nel 1960 come rivista D’ARS. Una realtà che ha accompagnato l’evolversi dell’arte contemporanea in un momento cruciale come gli anni ’60 e ‘70, offrendo il proprio aiuto a numerosi artisti attivi all’epoca, che si sono poi affermati scrivendo pagine della storia dell’arte.

"Oscar

D’Ars è come un fiume: scorre sempre uguale, ma l’acqua è in sostanza sempre diversa. Così in D’Ars  hanno contribuito e continuano a contribuire menti e realtà sempre nuove. Alla fonte di questo fiume sta Oscar Signorini. Un uomo, nato a Milano il 21 ottobre 1910, “uno dei tanti che ha camminato”, come ebbe a definirsi lui. Quest’anno ricorre il centenario della sua nascita, e la Fondazione D’Ars ha organizzato un simposio in sua memoria con la collaborazione della Società Umanitaria, che ha messo a disposizione la Sala Facchinetti nella sua sede storica. All’evento sono intervenuti Piero Amos Nannini, presidente della Società Umanitaria; il professor Arturo Colombo dell’Università di Pavia; Francesco Vecchi di Eupalino Editore e Grazia Chiesa, amministratore delegato della Fondazione D’Ars. Il simposio, a cura di Cristina Trivellin, ha richiamato numerose personalità del mondo dell’arte che avevano conosciuto Oscar Signorini. Tanti hanno raccontato il loro incontro col fondatore di D’Ars, e il ricordo che conservano della sua personalità: fra gli altri  gli artisti Fernanda Fedi, Gino Gini, Giovanni Leombianchi, Clelia Cortemiglia, il gallerista Michele Caldarelli, Letizia Pederzini, Elda Henry, moglie dell’artista Maurice Henry. Molte altre testimonianze – da artisti come Ludovico Calchi Novati, Tino Stefanoni a critici come Giorgio Seveso – sono state raccolte in una pubblicazione realizzata dalle Edizioni D’Ars per l’evento, insieme a brevi stralci tratti da scritti inediti di Oscar Signorini, foto dell’epoca, alcuni suoi lavori e una breve biografia.

È la profonda umanità di Signorini il tratto che più viene ricordato in queste testimonianze, la sua capacità empatica di ascoltare, comprendere la natura altrui e fornire – in particolare agli artisti – supporto nel modo più adeguato. Signorini parlava poco ed ascoltava molto. Come ha ricordato Arturo Colombo, quando parlava lo faceva lentamente e sommessamente, come a stimolare un ascolto più attento nell’interlocutore; faceva lunghe pause, ponderando prima di esprimersi. I concetti che esprimeva, così semplici all’apparenza, si dimostravano in realtà sempre puntuali e profondi. “Signorini amava il suo prossimo, amava la parte migliore degli uomini, la loro urgenza poetica, la loro creatività”, dirà Pierre Restany, ricordandolo dopo la sua scomparsa avvenuta nel dicembre 1980, nell’editoriale sul n°95 di D’ARS (Aprile 1981).

Il simposio ha permesso di riportare alla luce frammenti di storia che si intrecciano con la vita di Signorini. Una  vita quasi avvolta nel mito: egli non ha mai amato parlare di sé, sebbene la sua autorevolezza culturale e il suo fascino personale ne abbiano fatto una personalità conosciuta, quasi un “guru” della scena artistica milanese dell’epoca. Era un uomo che viveva l’arte in modo totalizzante, credeva in essa come strumento di comunicazione dell’anima, che anticipa i rivolgimenti della società. Era infatti artista: il suo percorso formativo inizia all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche Villa Reale di Monza. Un Istituto che dipendeva dalla Società Umanitaria – come ha sottolineato Piero Amos Nannini durante la conferenza – dunque il recente sodalizio fra di essa e la Fondazione D’Ars ha una radice storica coincidentale.

Signorini prosegue gli studi all’Accademia di Brera e negli anni ’40 i suoi disegni vengono pubblicati su diverse riviste d’arte. Contemporaneamente, lavora come grafico e realizza manifesti pubblicitari, pubblicazioni, disegna mobili e allestimenti per interni, venendo anche assunto come art director della Shell. La Fondazione D’Ars conserva numerosissimi documenti, disegni e progetti di Signorini nonché una preziosa raccolta di opere su tela e disegni. Un’opera meritevole di studio e valorizzazione, che rimane pressoché  inedita, anche per rispetto della riservatezza dello stesso Oscar Signorini, che verso la fine degli anni Cinquanta smette di dipingere, per motivi personali e per conflitti coi metodi del mercato dell’arte. Affida di lì in avanti il proprio mondo interiore ai disegni, o al corpus di scritti conservati: poesie, riflessioni sull’arte, insegnamenti relativi ai suoi interessi nella sfera della filosofia, della spiritualità e del misticismo.

È l’esperienza diretta delle difficoltà che un artista doveva fronteggiare nel rapportarsi con le istituzioni e col mercato, che spinge Signorini a creare un’organizzazione di pubbliche relazioni attraverso cui potesse aiutare gli artisti, soprattutto i giovani, nel loro cammino: D’Ars Agency, iniziando a pubblicare un bollettino che si evolve in una delle prime riviste moderne d’arte contemporanea in Italia. Come sottolineava Pierre Restany nel 1981: “Oscar ha dato alla sua rivista una dimensione essenziale e autentica di tolleranza e d’apertura. […] L’importante per Oscar non era tanto di raccogliere l’informazione, ma di comunicarla, di far passare la corrente.”

D’Ars ha perso il suo creatore e demiurgo, ma la corrente continua a passare, perché lo spirito rimane.” Una corrente che tutt’ora non si ferma: l’opera di Signorini continua ad essere portata avanti dalla Fondazione D’Ars a lui intitolata, e la commemorazione del suo centenario nel simposio “Incontrare la memoria”, è stata l’occasione per rinnovare la consapevolezza di come D’Ars si inserisca in primo piano nella storia dell’arte italiana del Novecento. Il sodalizio con l’Umanitaria, ribadito dall’intervento del presidente Piero Amos Nannini, dà un’ulteriore certezza che questa esperienza continuerà duratura anche dopo aver compiuto cinquant’anni.

Alessandro Azzoni

D’ARS year 50/nr 204/winter 2010

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