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SKOPOPHILIA – NAN GOLDIN, SANTA E MARTIRE

Per la prima volta una mostra importante di Nan Goldin a Roma, presso la Gagosian Gallery. Il suo lavoro si presenta cambiato dai tempi della bohème autodistruttiva degli anni ‘80-‘90. Skopophilia (in greco amore per il guardare) è il titolo dell’esposizione.
Il nuovo corso del lavoro di Goldin stupisce per molti elementi, come per esempio la tecnica di montaggio per incorniciature che accostano particolari di quadri classici di diversi autori insieme a fotografie contemporanee.
Le fotografie, con soggetti generalmente femminili, sono legate a stereotipi dell’arte classica, con un uso della luce e delle ombre che si rifà alla pittura del Seicento, a Caravaggio, filtrato dalla pittura dei fiamminghi e a Georges De La Tour. Ombre e luci misteriose e affascinanti definiscono e collegano gli esempi pittorici con le foto. Le cortigiane del seicento vengono comparate alle giovani “cortigiane” dei club newyorchesi, attraverso le stesse trasparenze e giochi di luce, con la precisa volontà di estetizzare il reale.

Nan Goldin, Chimera, 2012, © Nan Goldin
Nan Goldin, Chimera, 2012, © Nan Goldin

È sorprendente il mutamento del lavoro di Nan Goldin dalle “memorie dell’inferno”, ovvero la sua memoria autobiografica portata avanti fino a ieri con immagini appiattite dal flash secondo il modello delle foto di cronaca nera (il fotografo Weegee) e le aggressive immagini di vittime della droga, della violenza, del pregiudizio di genere. Indimenticabile l’autoritratto con il viso ferito e tumefatto per le percosse di un suo partner, un’esposizione narcisistica del proprio dolore ma anche un’esplorazione dell’amore e del sesso come tappe di una sorta di “santità” laica da conquistare.

Nan Goldin The Nap, 2010 © Nan Goldin
Nan Goldin,The Nap, 2010, © Nan Goldin

Il misto di sessualità ai margini e di sensazionalismo da “tabloid” si ricompone nel suo lavoro in una “pietas” parallela e simile all’atmosfera spietata in cui vivono gli emarginati, drogati, gay e trans che sono stati i suoi soggetti nel passato. Il clima in cui è cresciuto il suo lavoro risente della sua esperienza giovanile, il pessimismo “no future” del punk e della new wave di New York a cavallo fra gli anni ‘70 e ‘80. Il tutto pagato sulla propria pelle e oggi (si direbbe) superato in una riconquista dell’estetica pittorica, del valore del colore e della forma. La nuova dimensione non rinuncia però alla sensualità. Nei suoi compositi di nuovo e di antico, lo sguardo identifica nei grandi quadri barocchi i particolari della sensualità di una schiena muscolosa di santo o la sensualità di un corpo di santa esposto nell’iconografia cattolica (così implicitamente o esplicitamente sessualizzata).

Nan Goldin, Odalisque 2011, © Nan Goldin
Nan Goldin, Odalisque 2011, © Nan Goldin

Studi sugli elementi accessori della seduzione (l’uso del velo per esempio) si confrontano con la franchezza del nudo totale sia nelle odalische di Ingres che nelle bellissime ragazze contemporanee fotografate in posizioni simili. Dal corpo post-human delle sue foto del passato al corpo della bellezza, visto come una percezione riconquistata.
La riscoperta dell’estetica e insieme della sensualità nelle iconografie della pittura classica è a volte celebrativo, come nella bella ragazza moderna comparata con la giovane santa al lume di candela di De La Tour, ma il motivo della sensualità “perversa”, e naturalmente della perversione/amore del guardare (la skopophilia del titolo della mostra), ritorna sotto le immagini bellamente colorate e esteticamente impeccabili che rappresentano la nuova realtà del lavoro di Nan Goldin.

Lorenzo Taiuti

Skopophilia
Nan Goldin
21 marzo – 24 maggio 2014
Galleria Gagosian
via Francesco Crispi 16, Roma

 

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