La rivista nel 2022 è stata trasformata in archivio di contenuti.

D’ARS N.201 – MARZO 2010

Dress Codes Stefania Carrozzini

Dress Codes: questo il titolo della terza triennale internazionale di fotografia e video che si è svolta a New York (dal 2 ottobre 2009 al  17 gennaio 2010) all’International Center of Photography e conclude l’anno dedicato da questo importante museo all’interazione tra moda e arte contemporanea. I trentaquattro artisti in mostra approcciano il fashion come forma di comunicazione sociale, esplorando questo terreno di indagine con una logica creativa in cui il corpo mette in atto le sue strategie per affermare identità e differenze culturali. Ma cosa si intende per dress codes?

 

SK-interfaces: Exploding borders in art, technology and society Cristina Trivellin

Sk-interfaces, la mostra che il curatore Jens Hauser ha definito al crocevia tra arte, scienza, filosofia e cultura sociale, si è conclusa presso il Casino Luxembourg (Lussemburgo, forum d’art contemporain,) il 10 gennaio scorso, dopo quattro mesi di apertura al pubblico e grande successo di visitatori. L’evento prosegue un percorso audace e intelligente che il curatore tedesco ha intrapreso già dal 2003 con la mostra Art biotech a Nantes e nel 2008 con Sk-interfaces al FACT di Liverpool….

GENDER CHECK: verifica di genere e analisi storica dell’Europa di oggi – Elisabetta Kluzer

Quest’anno si celebra il XX anniversario della caduta della Cortina di Ferro, un momento di particolare rilevanza per il Centro e il Sud Est Europeo, di cui Vienna geograficamente è il fulcro. Per questo motivo la ERSTE Foundation, organizzazione con sede in Austria fondata nel 2003 per sviluppare programmi socio-culturali in Europa, ha voluto lanciare nel 2007 un concorso a inviti per coinvolgere  curatori internazionali nel progetto della mostra. Una giuria ha selezionato le proposte pervenute valutando migliore quella della curatrice originaria di Belgrado e residente a Berlino, Bojana Pejic. Il suo progetto si focalizza sulle differenze di “genere” nell’Europa dell’Est a partire dagli anni ’60 fino a oggi….
“How it is”, Miroslaw Balka al Tate Modern di Londra Marco Caccavo

…Londra è un incrocio multicolore di archetipi umani: lo spaccone, l’ubriaco, l’uomo d’affari, il sedicente rivoluzionario. Come tutte le capitali è una scuola per aspiranti sociologi, è metafora dell’interculturalità, del mondo a venire. Qui temi sempre che possa succedere qualcosa, qualsiasi cosa. Ti senti piccolo al cospetto della Saint Paul’s Cathedral e, non l’avresti mai detto, minuscolo nell’osservare il London Eye guardato tra le sculture di Dalì. Percorrendo il Millenium Bridge, si scorge l’imponenza del Tate Modern, meta della nostra passeggiata. Un caffè e si parte.  Entrato, mi chiedo: “Beh e l’opera dov’è?” Un momento dopo, mi accorgo che l’Opera trionfa….

A Roma l’anteprima del MAXXI. Grandi assenti: le opere d’arte – Isabella de Stefano

AVATAR, una storia infinita… – Morena Ghilardi

….Gli yankee hanno insegnato agli indiani d’America che cos’è la cultura, hanno insegnato ai comunisti vietnamiti che cos’è la libertà, hanno insegnato all’Iraq che cos’è la democrazia, utilizzando sempre lo stesso mezzo: l’occupazione sanguinaria fino alla conquista tramite l’infiltrazione ai vertici del potere. Dal passato ad oggi, in tutte queste operazioni militari si sono impossessati dei territori mostrandosi come “paladini del bene”, (mediaticamente parlando), impegnati nel “riqualificare politicamente” le società autoctone. E come se nelle gesta di Jake, nel linguaggio spiccio di incitamento alla guerra, mi è sembrato di percepire quelle giustificazioni patetiche americane di guerra necessaria…

NUOVI ORIZZONTI
•          Realtà e fascino della simulazione. Fra scienza, arte, tecnologia – Pier Luigi Capucci

….Abbiamo sempre imitato la natura. L’espressione artistica è forse il modo più significativo ed esemplare con cui nel corso dei millenni la varietà delle culture umane si è posta in relazione con la natura, con il reale fenomenico. Da sempre la natura, il “reale”, sono stati modello e ispirazione delle attività umane: creare artefatti, opere che ne simulano determinati aspetti è sempre stata un’attività comune nella scienza, nella comunicazione, nell’arte, e continua ancora oggi in epoca tecnologica.
Le storie che raccontiamo o che ci vengono raccontate, direttamente o attraverso i media, devono evidentemente riferirsi a ciò di cui parlano, devono simularlo….
•          Osservazioni sulla Simulazione – Giuseppe O. Longo

….Come premessa alla simulazione, vorrei introdurre il concetto di mappa e territorio: quando costruiamo la mappa di una data regione, vi trasferiamo o riproduciamo alcune delle differenze o informazioni contenute nel territorio, ma non tutte: sia perché sarebbe impossibile sia perché una mappa che contenesse tutte le informazioni del territorio sarebbe inutile, dato che c’è già il territorio. Quindi la mappa non è il territorio e non dobbiamo confonderli.
Veniamo ora al concetto di simulazione. In generale si può affermare che la simulazione è una mappa del territorio costituito da un oggetto o un fenomeno…
•          Il corpo catturato – Antonio Caronia

….Quando negli anni 1960 cominciò a maturare la possibilità di creare animazioni al computer invece che disegnate a mano, apparve chiaro ben presto che c’erano dei limiti intrinseci nella fluidità e nel realismo dei movimenti se i personaggi venivano generati in maniera completamente algoritmica. I movimenti “naturali„ di un corpo umano non erano solo il modello che doveva ispirare i movimenti di un’immagine sintetica, se questa doveva apparire realistica: erano probabilmente anche la migliore fonte di informazione diretta per un’operazione del genere….
… Nel cinema degli ultimi anni la motion capture e la performance capture hanno dato i risultati più spettacolari non tanto nel cinema di animazione puro, quanto nel cinema di recitazione tradizionale, permettendo di combinare in una stessa scena attori reali e personaggi sintetici che si muovono e operano con lo stesso realismo e la stessa fluidità motoria. Pensiamo a Tom Hanks che in Polar Express (2004)…
•          C’era una volta un pianeta di nome Pandora – Martina Coletti

…La rappresentazione virtuale nelle mani di Cameron e degli artisti della Weta risulta perfezionata a tal punto da potersi dichiarare l’avvenuto completamento del processo di emancipazione dal referente reale del cinema. Si realizza la scissione della rappresentazione cinematografica in due direzioni, fotografica e sintetica, intimamente diverse e non paragonabili tra loro.
Ritornano prepotentemente con questo film, alcune delle caratteristiche originarie del cinema: la spettacolarità come nei film di Méliès o in quelli dei fratelli Lumière, in cui il potere e la magia di rocambolesche invenzioni da baraccone, stavano nella capacità di stupire…

NUVOLE, MANI  Il cinema di Simone Massi –  Viola Lilith Russi
Il kitsch non-kitsch: natura ed artificio nell’architettura contemporanea – Gonçalo Sousa Pinto
Poesia e Psicanalisi – Silvia Venuti
Premio Signorini, XXVI edizione – omaggio a Mac Spasciani – Rossella Spinosa

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