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Personnes? Conversazione con Christian Boltanski

 Monsieur Boltanski siede pacifico sui divanetti del Grand Hotel et de Milan e, con assoluta dolcezza, parla di un dio-gru che ammucchia corpi meccanicamente, dio a cui pare preferire un diavolo con cui intavolare una gustosa partita a scacchi…

Christian Boltanski, Personnes, Monumenta 2010
Christian Boltanski, Personnes, Monumenta 2010

La vigilia è quella della mostra all’Hangar Bicocca di Milano dove, a fine giugno, sarà possibile trovarsi faccia a faccia con l’installazione Personnes, ospite sino a poco tempo fa del Grand Palais di Parigi. Il progetto, il cui titolo gioca sul doppio significato della parola francese persone/nessuno, nasce come sempre da una concezione della vita basata e dipendente dal principio del caso. Non ci sono spiegazioni, tanto meno giustificazioni, alle morti e alla sparizione della gente di questo mondo. Secondo meccanismi ciechi e talvolta spietati, la memoria di chi ha vissuto resta nel bianco e nero delle fotografie, nelle cifre che segnano l’inizio e la fine di una vita, nell’odore di un abito. Personnes è la storia di questi abiti. La differenza rispetto alla mostra parigina, risiederà nell’importanza che l’artista vuole attribuire al sonoro: un’intera area della nuova location sarà infatti dedicata all’ascolto al buio di battiti cardiaci. Al termine della “galleria sonora” un’enorme montagna di vestiti usati dominata dall’alto da una gru che, forza cieca e inarrestabile, muoverà le tracce di stoffa al ritmo indifferente della sorte. Una sorte che prende dal mucchio e scaraventa al di fuori dei giochi, senza criterio.

Come a dire: questo è il destino, questa è la vita. Un destino che sorteggia e brutalmente elimina dal campo, un’esistenza decisamente non meritocratica. Se avvertito di questo -quasi come scioccante rito iniziatico- saprai cogliere il brivido dell’essere al mondo, potrai gioire e darti da fare nel totale nonsenso della vita.

E qui sta il nocciolo della questione, una possibile chiave di lettura al messaggio che Christian Boltanski inscena e propone al mondo. Le montagne di assenze sono esposte, la morte è visibile, soffocantemente fruibile. Ma il battito, l’inafferrabile, lo scorrere del sangue sono altrove, in mezzo al mare o in una grotta… Bisogna andarci in pellegrinaggio: aereo navi battelli per catturare la vita. Un viaggio nel tempo per afferrarla. E’ una sfida, una roulette, un correre col destino giocando alle sue stesse regole. A questo proposito Monsieur Boltanski, con una brillante scintilla negli occhi, racconta dei suoi due nuovi progetti. Il primo è il noto “patto col diavolo”, per cui per i prossimi otto anni l’artista sarà ripreso durante le sue ore di atelier da tre telecamere, che trasmetteranno in diretta le sue ore creative in Tasmania, nella grotta aperta al pubblico di un milionario giocatore d’azzardo. Boltanski da quest’ultimo gennaio riceve da lui un vitalizio mensile e gli viene pagata un’assicurazione sulla vita, il cui beneficiario è il tasmaniano. Se l’artista morirà entro il 2018 il milionario sarà risarcito con gli interessi del denaro speso. Viceversa, dovesse sopravvivere, sarà di Boltanski il premio assicurativo raddoppiato dal contraente. Come nelle mani di un Lucifero cavernicolo, ecco il nostro artista parigino alle prese con la scommessa della sorte, col rischio di una vita che invita al mettersi in gioco, proiettandosi ed estendendosi in luoghi e modalità d’esistenza dal carattere insolito e decisamente creativo. Un originale divertimento che sta al di fuori, lontano, da quello che potrebbe suggerire un’arte dalla suggestione opprimente, schiacciante, senza speranza che assale le emozioni inchiodandole ad una memoria richiamata a forza, ma che evidentemente, ne è il rovescio della medaglia. Il secondo progetto di cui B. ci informa è quello dell’Archivio dei cuori. 50.000 i battiti cardiaci registrati dall’artista dal 2005, tramite un apparecchio che nel lasciar traccia del cuore di ognuno su memoria elettronica, permette di portarsi a casa su cd la testimonianza del proprio essere al mondo. Questo apocalittico archivio sonoro sarà fruibile a chiunque voglia farsi un viaggio su un’isola sperduta nel mare del Giappone, a partire dal prossimo luglio. Che aspetti allora? Corri, imbarcati, segui la mappa dei luoghi segreti in cui il vivere ha il sapore del rischio e del libero arbitrio. Vola, traccia il tuo tragitto in attesa che un giorno la tua differenza si estingua nel mare dell’indistinzione e dell’oblio.

Christian Boltanski
Christian Boltanski

L’uomo che costruisce montagne di vestiti al ritmo di una gru ha un fare calmo, rassicurante ed incredibilmente tenero. Si affeziona ai cuori del mondo costruendone l’unica “collezione” esistente nell’Oceano Pacifico, giocando a nascondino con scampoli di vita per le grotte della Tasmania. Mentre vestiti di odori rimandano agli assenti, tracce degli ancora viventi pulsano in giro per il pianeta. L’impulso è sempre lo stesso: attaccamento e conservazione. Il risultato artistico: difendere e coccolare segni che vibrino. Quale sia la “vera vita”, se quella che risuona nel corpo al suono dello struggimento o quella che si muove nel mondo all’inseguimento di suoni e visioni non si sa…il limite è personale, geografico, fisiologico. L’importante è che  sempre, qualcosa o qualcuno, abbia la possibilità di interrogarci e farci chiedere: Est-ce qu’il y a personne? C’è nessuno?

 

Viola Lilith Russi

D’ARS year 50/nr 202/summer 2010

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