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Addio anni ’70

Fino al 2 settembre gli spazi delle sale di Palazzo Reale di Milano hanno rievocato il fermento artistico e culturale presente nella città negli anni ’70. Ambienti  che si susseguivano concatenando tra loro sculture e opere pittoriche, video e film d’artista, fotografie e materiali editoriali, documentazioni sonore e visuali di happening, performance e spettacoli teatrali.C’era la necessità di conciliare l’impegno estetico con la politica, l’impegno sociale con l’ambiente urbano e così in quel decennio è successo di tutto, viene da dire: molti sono gli artisti, i movimenti, i fotografi e i protagonisti, gli storici e i teorici che hanno vissuto in prima persona quegli eventi, che hanno scritto, teorizzando o tracciando, nell’immediato e a posteriori, le fila di quanto accadde.

Diversi gli spunti e gli artisti le cui poetiche, le cui riflessioni sono ancora attuali, rintracciabili nei lavori e nei ragionamenti degli artisti contemporanei.

Emergono così le Verifiche di Mulas. Realizzate tra il 1971 e il 1972, “una specie di analisi della fotografia per individuarne gli elementi costituitivi e il loro valore in sé”[1], fotografia sulla fotografia, metafotografia; sono verifiche perché attraverso di esse l’autore intende appunto verificare tutte quelle azioni che compongono l’arte dell’immagine, tutti quei gesti che portano alla ripresa: partendo da un Omaggio a Niepce, Mulas indaga l’operazione fotografica, il tempo fotografico, l’uso della fotografia, l’ingrandimento, il laboratorio, gli obiettivi, il sole il diaframma il tempo di prova, l’ottica e lo spazio, la didascalia, l’autoritratto, concludendo con la Fine delle verifiche, dedicata a Marcel Duchamp.

Vincenzo Agnetti, Progetto per un Amleto Politico, 1973
Vincenzo Agnetti, Progetto per un Amleto Politico, 1973

C’è il Progetto per un Amleto politico (1973) di Vincenzo Agnetti, un’opera di azzeramento artistico nella quale le parole vengono sostituite con i numeri, privandole così del loro significato. Oggetto di questa operazione è il monologo di Amleto, che diventa, dopo questa operazione, un testo scritto in una lingua universale.

Le sei casse di legno dipinto contenenti oggetti di cera e paraffina uniti ad elementi vegetali e animali, gesso, fotografie, disegni, argilla e terra bruna di Claudio Costa (Antropologia riseppellita, 1976-77, esposto a Documenta 6 di Kassel nel ‘77), riportano l’attenzione sul discorso dell’arte antropologica. Ossa animali e umane sono mescolate agli oggetti di uso quotidiano provenienti dal mondo contadino e artigianale, come martelli, tenaglie, combinati con vasi e rami, in un’ottica di indagine che dall’analisi dei fossili, delle razze e dell’uomo, arriva a studiare le forme del pensiero umano, approdando alla magia. Nello stesso ambito di ricerca antropologica, che parte da Lévi-Strauss passando per Ernesto De Martino, si pone Franco Vimercati, che utilizza per le sue indagini il mezzo fotografico. In mostra alcuni esempi delle sue indagini seriali sistematiche, sequenze di bottiglie d’acqua Levissima, tele bianche e piastrelle: sono tutte immagini riprese frontalmente, identiche l’una all’altra, scattate usando il medesimo obiettivo, cancellando lo spazio circostante.

Nella sala con le fotografie di Carla Cerati che testimoniano tra l’altro alcuni dei principali fatti di cronaca nera di quegli anni, sono esposte anche le foto scattate da Ugo Mulas durante i funerali delle vittime della strage di Piazza Fontana affiancate alle foto realizzate in occasione delle celebrazioni per il decennale del Nouveau Réalisme, fondato il 26 ottobre 1960 nell’abitazione di Yves Klein, alla presenza del critico Pierre Restany e di Arman, Dufrêne, Hains, Yves Klein, Raysse, Spoerri, Tinguely e Villeglé, cui si unirono César e Rotella, Niki de Saint Phalle nel 1961, Christo e Gérard Deschamps nel 1962.

Alfa Castaldi, La Machine à manger les huitres, 1972
Alfa Castaldi, La Machine à manger les huitres, 1972

Per quel tondo anniversario tutta la città si prepara e prende parte alle celebrazioni. Il Comune di Milano finanzia le manifestazioni, vengono allestite mostre dei protagonisti del movimento in gallerie private, la cittadinanza interviene in maniera massiccia e con azioni partecipative che la vedono protagonista. Il video di Fabio Carbone con testo di Crispolti ben testimonia questa partecipazione.

Alla base del lavoro degli artisti novorealisti vi è il procedere per appropriazione, appropriazione della natura industriale e urbana, attraverso il recupero di oggetti di uso comune, dai manifesti pubblicitari agli strumenti musicali, dagli avanzi del quotidiano, a pezzi di auto usate, che si trasformano in assemblages, compressioni, imballaggi, decollages. Questa modalità artistica e concettuale la ritroviamo anche nelle dodici tavole astro-gastronomiche di Spoerri, realizzate dall’artista durante dodici serate alla Galleria Multhipla di Gino Di Maggio, durante le quali l’artista invita critici, artisti e intellettuali accomunati dal medesimo segno zodiacale ad una cena in cui ognuno deve portare le proprie stoviglie. Al termine della serata, Spoerri ferma i commensali e crea i suoi quadri.

Ci sono inoltre gli interventi per lo sviluppo della città, nella realtà urbana attraverso la città analoga di Aldo Rossi, e nella natura, attraverso la progettazione di architetture naturali di Ettore Sottsass, realizzate assemblando legno, sassi, scatole e spago, fotografate e commentate.

Non so se la mostra riesca a mettere davvero in risalto i protagonisti di quegli anni, di certo non vuole essere una ricostruzione storica, una traccia cronologica, una mappa dei fatti di cronaca e degli eventi artistici che accaddero tra il 1969 e il 1980; l’allestimento è pensato per giustapposizioni, per suggerimenti, per ricordi, invita a considerare i fermenti sociali, artistici e politici protagonisti di quel decennio, a rileggerli oggi e a ritrovarli nell’odierno.

Martina Ganino

D’ARS year 52/nr 211/autumn 2012


[1] U. Mulas, La fotografia, Einaudi, Torino 2007, p. 145

 

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