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Cover Art. Dalla banana di Warhol alla mosca di Hirst

I wanted people to look at the artwork and hear the music

Alex Steinweiss

The Velvet Underground & Nico, The Velvet Underground, 1967
The Velvet Underground & Nico, The Velvet Underground, 1967

Quando firmò la famosa banana sulla cover di The Velvet Underground & Nico, nel marzo 1967, Warhol dimostrò come al solito di avere la vista lunga. Qualche mese più tardi Schifano lo stava già imitando, seguito a ruota da Hamilton, Mapplethorpe, Clemente e Lichtenstein. Un pezzo alla volta, sugli scaffali dei negozi di dischi è andata formandosi una collezione d’arte contemporanea degna del MoMA, che spazia dalle tecniche classiche dell’era analogica a quelle più innovative degli anni Duemila, tra foto dipinti, stampe digitali ritoccate, sculture fotografiche e installazioni sottomarine. Ecco i dieci capolavori da non perdere, così come li incontrate sugli espositori.

Partiamo dalla B con il best of (2000) dei Blur e quattro ritratti C-print di Julian Opie, Damon Albarn, Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree (2000). I volti sono stati realizzati elaborando digitalmente delle fototessera dei musicisti fino a lasciare solo i tratti fisiognomici essenziali, nel tipico stile fumettistico a tinte pop che ha fatto la fortuna del 53enne inglese.

Alla K, sulla cover di Perfect Simmetry (2008) dei Keane, troviamo tre sculture fotografiche del coreano Osang Gwon. Artista da tenere d’occhio, Gwon realizza manichini in Styrofoam che ricopre con migliaia di fotografie dei volti e degli abiti dei soggetti (in questo caso i membri della band), così da ottenere un collage tridimensionale, battezzato Deodorant Type. Le figure sono seminascoste dalla grafica “vedo non vedo”, ma il booklet è un piccolo catalogo. Siamo alla M. Estremi nei gusti, in linea col genere che rappresentano, i Metallica hanno scelto per Load (1996) un lavoro fotografico di Andres Serrano, Semen and Blood III (1990),che ritrae lo sperma dell’artista mischiato a sangue bovino. Chiusi tra due lastre di plexiglas, i fluidi generano un’immagine astratta e inquietante. L’anno successivo, per il quasi omonimo ReLoad, la band opterà per un altro scatto di Serrano, Piss and Blood XVII, che non ha bisogno di ulteriori commenti. Legata al corpo è anche la cover di The Holy Bible (1994) dei Manic Street Preachers, sulla quale campeggia il trittico Strategy (South Face/Front Face/North Face) (1993-94) di Jenny Saville, che raffigura una donna obesa in biancheria intima vista da tre diverse prospettive. L’album è l’esempio perfetto di come packaging e contenuto possano completarsi per creare un prodotto unico. “Richey (Edwards, che all’epoca soffriva di depressione e anoressia nervosa) aveva visto l’opera su una rivista e voleva acquistarla dalla galleria di Saatchi, ma era quotata 30,000 £. Dopo una telefonata di mezz’ora con la Saville, nella quale Edwards le spiegò ogni canzone in dettaglio, questa gli concesse di usare l’opera gratuitamente”(1). Un secondo dipinto dell’artista, Stare (2005), è sulla cover di Journal For Plague Lovers del 2009.

Sotto la R merita di essere ricordata la cover di By the Way (2002) dei Red Hot Chili Peppers, firmata dalla superstar Julian Schnabel, che l’ha occupata con un ritratto neo-espressionista della figlia Stella, all’epoca fidanzata del chitarrista John Frusciante.

Di collaborazioni per amicizia ne sanno qualcosa i Sonic Youth, che incarnano la quintessenza del crossover arte-rock. Musicisti prima di tutto, ma anche fotografi, pittori, poeti, scrittori e curatori, dall’inizio della loro carriera hanno trasformato le cover dei loro album in una galleria in miniatura per esporre le opere dei loro amici artisti, tanto che ci vorrebbe un libro intero per parlarne(2). Tra questi Gerhard Richter, che per Daydream Nation (1988) ha prestato uno dei suoi celebri dipinti fotografici di candele, Kerze (1983), realizzato ripassando a pennello l’immagine del soggetto proiettata sulla tela. L’opera è andata all’incanto da Sotheby’s London nel 2008 per 7,972,500 £. Simile nella tecnica è il lavoro che occupa la copertina di Sonic Nurse (2004), tratto dalla serie dei Nurse Paintings di Richard Prince, stampe digitali ritoccate con colori acrilici.

La lettera U ci porta indietro nel tempo. Per No Line on the Horizon (2009), gli U2 hanno scelto uno scatto del giapponese Hiroshi Sugimoto, uno dei pochi fotografi contemporanei che lavorano ancora con tecniche tradizionali come la stampa alla gelatina d’argento. Boden Sea, Uttwil (1993) fa parte della serie Seascapes, composta da duecento paesaggi marini e lacustri da tutto il mondo. Sugimoto ha posto come unica condizione per l’utilizzo della foto, che su di essa non compaia alcuna scritta.

Red Hot Chili Peppers, I'm with you, 2011
Red Hot Chili Peppers, I’m with you, 2011

Tradizionale è anche la scultura in cemento su Ukulele Songs (2011) di Eddie Vedder, che ritrae un uomo seduto alla scrivania davanti alla sua macchina per scrivere… se non fosse che si trova sott’acqua! Il pezzo s’intitola The Lost Correspondent (2006) e l’autore è l’inglese Jason deCaires Taylor. L’opera è raccolta assieme a molte altre nell’Underwater Sculpture Park di Moliniere Bay, Grenada.

Fuori dall’alfabeto, ancora tra le nuove uscite, c’è il pezzo più recente della collezione, curiosamente molto simile nella grafica essenziale e nel carattere provocatorio al banana album che l’ha inaugurata. Si tratta di I’m with You dei Red Hot Chili Peppers e porta l’inconfondibile impronta di Damien Hirst: una mosca posata su una capsula bianca e rosa. “It’s an image. It’s art. Iconic. We didn’t give it its meaning but it’s clearly open to interpretation”, commentano evasivi i peperoncini. D’altra parte, conosciamo bene Hirst e le mosche: il primo ossessionato da farmaci e animali imbalsamati, le altre sempre pronte a posarsi nei posti più incredibili e fastidiosi.

Stefano Ferrari

D’ARS year 51/nr 208/winter 2011

 

(1) S. Price, N. Wire. Everything (A book about Manic Street Preachers). London, Virgin Books, 1999, p. 143.

(2) L’attività extramusicale del quartetto è stata raccolta nel 2008 nella mostra itinerante SONIC YOUTH etc.: SENSATIONAL FIX.

 

 

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