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Il Signor dell’Arrivederci

Questa intervista è stata fatta a João Manuel Serra l’8 ottobre 2010; João Manuel Serra é morto l’11 novembre 2010. La sua morte ha generato una manifestazione spontanea di circa 200 persone che presso la rotonda di Saldanha, là dove lui normalmente era, hanno “salutato” le auto di passaggio. Un omaggio bellissimo, emozionante e molto poetico. Il più bel saluto, all’uomo che ha fatto del saluto la sua vita. Il Signore dell’Arrivederci é una figura pubblica di Lisbona. Da più di diciotto anni, elegantemente vestito e con aspetto signorile, salutava i passanti dai diversi angoli della città. Ultimamente, chi passasse dalla rotonda di Saldanha suonava il clacson e salutava, e chi ci passava a piedi sapeva che oltre ad incontrare la statua di Saldanha, incontrava anche il Signore dell’Arrivederci, potendogli stringere la mano. Un personaggio della capitale, un soggetto della cultura urbana di Lisbona che già stato trasmesso dalla televisione nazionale, su cui hanno scritto i giornali locali e nazionali, che ora compare su una rivista italiana di cultura. Comincia la sua internazionalizzazione. Non voglio, ne ho bisogno di spiegare la ragione di questa intervista. Voglio solo aggiungere che il Signore dell’Arrivederci, o se preferite il suo nome vero, il Signor João Manuel Serra, mi affascina. Viviamo in una società ossessionata dalla crisi, in una paranoia collettiva dove tutti stanno aspettando che succeda qualcosa.

In quest’attesa beckettiana che qualcuno vada alla finestra e proclami la fine della crisi, o la fine del mondo, il Signore dell’Arrivederci é per me il simbolo di un uomo che ha vinto l’attesa, che ha vinto la solitudine, scendendo in strada per dire “ciao” agli sconosciuti. Un atto semplice e allo stesso tempo assurdo secondo i canoni della nostra società, perché salutare uno sconosciuto, mentre tutti sono ossessionati dai numeri e dall’economia, é veramente da matti! Come se avessimo dimenticato il nostro recente passato sociale. Lui é il primo a salutare, questa é la sua unica regola. Attende un riscontro e immediatamente dopo ricambia con un energico movimento della mano: un gesto semplice, principio di nuovi percorsi e di nuove relazioni, immagine di quello che di più umano c’è: la comunicazione.

PCC Da quanto tempo saluta?

S.A Ho cominciato a salutare dopo la morte di mia madre. I miei genitori erano separati e io vivevo con lei. Le ero profondamente legato, la mia vita ruotava intorno a lei. Eravamo grandi amici, e la nostra vita era molto bella: feste, teatro, viaggiavamo tantissimo…i miei migliori ricordi! È morta quasi quindici anni fa, poco dopo ho cominciato a fare questo, a passeggiare da solo per la strada, cosi é successo il miracolo. Non so perchè, le persone simpatizzavano con me, un’empatia…hanno cominciato a salutarmi. E io ho pensato “questo é molto bello”, così iniziai a rispondere. Una notte, in cui salivo la Avenida Fontes Pereira de Melo, un team della RTP (televisione nazionale) mi si avvicinò per registrare un programma di cui non mi ricordo il nome…sono molto vecchio…

João Manuel Serra, Il Signor dell'Arrivederci Ph. Olivia Bina
João Manuel Serra, Il Signor dell’Arrivederci
Ph. Olivia Bina

PCC Quanti hanni ha?

S.A 78, 79 la prossima settimana.

PCC wow…é in gran forma!

S.A Si, nella vita é tutto un miracolo (ride)… e allora quei signori che mi si avvicinarono, mi intervistarono dicendo che trovavano molto curioso quello che stavo facendo. L’intervista é andata in onda sulla RTP2 e da allora credo di aver cominciato ad essere realmente conosciuto, e io meravigliato.. .credo veramente possa solo essere una cosa miracolosa. Essendoci un locale c’era molta gioventù in quella zona, nella Fontes Pereira de Melo, e nei giorni in cui c’erano meno persone salivo l’avenida fino alla rotonda del Saldanha, dove c’e un centro commerciale, lì trovavo persone di tutte le età, addirittura conosciute, tutti molto simpatici. Poi hanno cominciato anche le macchine a suonare il clacson e a salutarmi. In questo modo mi sono fatto vari amici. Uno di loro é Filipe de Melo, con cui vado al cinema e a cena fuori, lui viene a casa mia e io vado a casa sua… un amico.

PCC La ragione per cui cominciò fu dunque la solitudine e la necessità di comunicare con gli altri?

S.A Esattamente. La necessitá di comunicare. Ero solo in casa.

PCC Cosa faceva prima?

S.A Provo sempre molta vergogna nel rispondere a questa domanda (ride) ma devo dire la verità… sono sempre stato inutile. Mio padre era molto ricco e io ho ereditato un gruzzoletto quando lui morì, ma essendosi sposato una seconda volta e avendo altri tre figli l’eredità non era certo grande. Mio padre ha sempre voluto che facessi qualche cosa e ha fatto di tutto perché trovassi un lavoro. Voleva che fossi un diplomatico, ed entrai nella facoltà di diritto ma poi non ce l’ho fatta a studiare legge… é molto difficile. Allora mio padre mi mandò a Londra.

PCC Londra? Quando?

S.A 1953, ‘54 e ’55, anni meravigliosi. Ovviamente non studiai nemmeno lì. Però andai ovunque: teatri, cinema, esposizioni, viaggi stupendi in tutta l’Inghilterra, poi ho conosciuto una persona che andava tutti i fine settimana a Parigi e cominciai ad andare con lui. Così ero a Londra durante la settimana e a Parigi per il week end. Mio padre provò persino a farmi lavorare in un’impresa di amici. Ma io non sapevo fare niente, né avevo esperienza, una laurea, e certo non mi avrebbe permesso di fare il portiere! Non c’era da vergognarsi, ma non voleva che fossi portiere. Poi mio padre morì ed ereditai… insomma, ho finito per non lavorare mai.

PCC Ma nella sua performance dell’ “arrivederci” c’é qualcosa di artistico…

S.A No, arte no. Una necessitá. La necessità di comunicare e di essere “coccolato” da tanta gente cosi simpatica e così bella, che mi ha riempito la vita.

PCC La sua sembra proprio un’azione teatrale. Ci ha mai pensato?

S.A … me lo hanno già detto. Sì, forse in un qualche modo é un’arte, ma quello che faccio non é per fare scena, sto lì per comunicare, sono naturale. Con tutto il mio cuore rispetto la simpatia e la gentilezza degli altri e in questo modo mi sono fatto tanti amici…

PCC Se potesse tornare indietro di trent’anni, lo farebbe di nuovo?

S.A Una bella domanda, a cui é molto difficile rispondere. Mi hanno detto che ho un club di fans in internet con 2000 persone che vorrebbero tantissimo che tornassi al Saldanha. Non é carino dirlo, e  che rimanga tra noi, perché questa intervista é per una rivista italiana e i miei fans non lo sapranno… quello che mi piacerebbe di più, se potessi tornare indietro di trent’anni, sarebbe stare con mia mamma. Sì, preferirei la vita passata, avere di nuovo la vita che avevamo insieme.

PCC  Ha cominciato a “salutare” per necessità tanto tempo fa. Perché crede che le persone le abbiano sempre risposto e continuano a farlo con tanto entusiasmo?

S.A Questo é il mistero della mia vita (ride). Non so spiegarne il perché. Una cosa così semplice com’é il salutare, mi sembra miracoloso. Sono religioso, lo sono sempre stato… mi sono perso. Dov’eravamo? Parlo molto, prima non parlavo tanto. Quando stavo con mia madre ero molto silenzioso, vivevo in una campana di vetro. Ero un po’ snob, mi piaceva andare all’opera e al San Carlos. Una vita dorata. Quello che ho ora é invece una vita che chiamerei miracolosa. Per questo quando mi ha fatto la domanda sono rimasto zitto, senza sapere se dover rispondere “la vita dorata o quella miracolosa”.  Scelgo la dorata e non per le feste e per il San Carlos…per mia madre.

PCC Progetti futuri?

S.A Oh Santa Maria della Salute! (ride)…vivere giorno per giorno (ride), come Dio vuole. Non penso al futuro, solo al presente, vivendo bene tutti i minuti, a modo mio.

Pedro Campos Costa

D’ARS year 50/nr 204/winter 2010

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