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L.A. NOIRE

“What Rockstar and Team Bondi have accomplished with L.A. Noire is nothing less than groundbreaking, [… ] It’s an invention of a new realm of storytelling that is part cinema, part gaming, and a whole new realm of narrative expression, interactivity, and immersion. We are poised on the edge of a new frontier.” [1]

Geoff Gilmore, Chief Creative Officer of Tribeca Enterprises.

 

L.A. noire Rockstar games
L.A. noire
Rockstar games

L. A. Noire, prodotto da Rockstar Games, è un detective thriller ambientato in una Los Angeles postbellica di fine anni ’40. Il detective Cole Phelps dovrà smascherare i colpevoli di complicati casi perlustrando l’intera città e assumendosi responsabilità che condizioneranno irreversibilmente l’evolversi della storia e della sua carriera.

Il titolo, considerato oggi caso limite fra film e videogioco, sarà presentato al Tribeca Film Festival, annuale incontro Newyorkese dedicato al cinema internazionale. Non è un caso che l’evento abbia luogo proprio in questo festival, estremamente attivo ed attento sul fronte delle nuove forme dell’audiovisivo.

Ciò conferma in parte l’idea fondante la mia tesi sulla creazione di quello che ho chiamato “cineludico”[2], in cui insistevo sulla presenza di punti di contatto linguistici e di genere fra cinema e videogioco. In un videogioco, laddove il proscenio è solamente virtuale, l’uomo dà vita a figure che si muovono nello schermo indipendentemente dal loro referente reale costringendo il giocatore, talvolta spettatore, ad uno sforzo interpretaftivo e proattivo intrinseco al mezzo stesso. La necessità primaria di queste entità virtuali resta quindi quella di essere il più possibile verosimili, perché lo spettatore si immerga sempre più nel gioco. I due media sono destinati ad incontrarsi in una ibridazione ovvia, se pur con l’autonomia di un linguaggio proprio, su entrambi i versanti prendendo in prestito l’uno dall’altro tecniche, tecnologie e metodi di costruzione della narrazione.

In questo contesto di ibridazione è nato un interrogativo, attualizzato oggi dalla presenza di un videogioco all’interno di un festival cinematografico: fino a che punto il videogioco può avvicinarsi al cinema e vice versa?

Giochi come L.A. Noire e molti altri[3], eterogenei per genere e caratteristiche peculiari, sono eleggibili a trovare profondi punti di contatto e di ibridazione con il mondo cinematografico. Sono molti i titoli a presentare sceneggiature articolate, ambientazioni iper-realistiche, personaggi psicologicamente complessi che attingono dalle più antiche architetture cinematografiche.

L.A. Noire è solamente l’ultimo di un filone, il free-roaming, in cui Rockstar Games è leader da anni. Dunque perché è stato scelto proprio questo titolo per partecipare al Tribeca Film Festival? L’intero gioco alterna fasi di esplorazione libera in una perfetta ricostruzione di Los Angeles ad intense fasi di interrogatori e raccolta di prove che rappresentano il cuore dell’esperienza ludica. La sua peculiarità non si trova certo nelle possibili velleità esplorative concesse al giocatore, analoghe a quelle di titoli come GTA o Red Dead Redemption, né nella qualità grafica dell’ambientazione che lo circonda e, in fondo, neppure nella qualità dell’impianto narrativo, già elevatissima in altri titoli, si pensi a Heavy Rain, con una sceneggiatura di oltre 2000 pagine che si ispira a film come “Il silenzio degli innocenti”.

L.A. Noire è il primo titolo videoludico ad utilizzare il MotionScan, un sistema di motion capture che consente una trasposizione digitale degli attori reali con un dettaglio delle espressioni facciali senza precedenti. Il sistema usa 32 telecamere ottiche ad alta definizione che registrano ogni microespressione del volto.

Oltre 400 attori, alcuni di questi già star del piccolo schermo[4], sono stati reclutati per popolare il mondo digitale di L.A. Noire. Mentiranno, nasconderanno indizi e prove, tenteranno di ingannare il giovane detective e spetterà al giocatore, sulla base delle espressioni facciali, compiere la scelta giusta influenzando l’evoluzione della trama. Sono gli attori dunque, ombre delle stesse persone reali, a donare al videogioco il legame con la realtà che lo avvicinerebbe al cinema stesso.

L.A. noire
L.A. noire

A mio avviso però questo non basta poiché la partecipazione di un videogioco ad un festival cinematografico è un implicito confronto tra due prodotti non omogenei e due media linguisticamente autonomi. La qualità di un videogioco e quella di un film infatti si basano su categorie diverse che determinano il grado di immersività del pubblico. Per quanto riguarda il videogioco, a prescindere dal genere, l’elemento fondante è il gameplay che unito ad una grafica, a dei personaggi, ad una trama avvincente determina la bellezza del titolo. Il cinema si valuta in base alla qualità della regia, della sceneggiatura, della fotografia, etc. Elementi, questi, che si instaurano su costrutti narrativi fissi, più o meno codificati. Al cinema manca la componente di interattività all’interno della narrazione, propria del linguaggio video ludico. Ritengo che ad oggi, il limite dell’integrazione fra questi due linguaggi, si trovi esattamente in questo aspetto che ne impedisce un sincero confronto.

Il videogioco soffre da sempre di una sindrome edipica nei confronti di un papà regista e di una mamma ingegnere. Spero che la presenza di L.A. Noir a questo festival venga intesa come l’invito ad una riflessione diretta ai non addetti ai lavori.

Alessandro Fontana

D’ARS year 51/nr 206/summer 2011

 


[1] L.A. Noire Honored as First Videogame to Make Official Selection of the Tribeca Film Festival (http://www.rockstargames.com/lanoire/news/14861/la-noire-honored-as-first-videogame-to-make-official-selection-o.html), Online (2011)

[2] Cineludico: the audience’s perception in the mix of cinema and videogames in Arte + nuove tecnologie, Quaderni del CASVA, Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, Milano (2010).

[3] Red Dead Redemption (RockStar Games, 2010), Heavy Rain (Quantic Dream 2010), Call of Duty (Infinity Ward/Treyarch 2003-2011), Mass Effect (Bioware 2010), Bioshock (2K Games, Steam 2007) sono titoli, molto diversi per genere (first person shooter, action, rpg) che condividono profondi legami con il mondo cinematografico mantenendo una peculiarità linguistico/espressiva assolutamente propria del videogioco.

[4] primo fra tutti il detective Cole Phelps, interpretato da Aaron Staton, famoso per la sua interpretazione nella serie TV Mad Man.

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