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Luca Trevisani. L’instabilità, l’identità italiana, le relazioni e Berlino

Venerdì mattina, la grigia Berlino invernale fa da cornice alla mia visita allo studio di Luca Trevisani, uno dei giovani artisti italiani che sta riscuotendo maggior successo sul panorama internazionale. Vincitore di numerosi premi ha esposto in prestigiosi musei e gallerie tra cui il MAXXI, il Macro, Haus am Waldsee, la Biennale d’Architettura di Venezia, Manifesta7, il Museum of Contemporary Art di Tokyo, la galleria Mehdi Chouakri a Berlino e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, solo per citarne alcuni. La sua ricerca si espande attraverso la scultura e il video, coinvolgendo diverse discipline quali performing art, cinema, architettura e letteratura.
Incontro l’artista negli ultimi giorni che passerà a Berlino prima di partire alla volta di Parigi per un progetto di residenza all’Istituto Italiano di Cultura.

Luca trevisani, James Hiram Bedford, 2013, wood, resin, ice, fresh Strelitzia Reginae, calla, lilies, dimensions variable, exhibition view- Macro, Rome, 2013,photo Luis Do Rosario
Luca trevisani, James Hiram Bedford, 2013, wood, resin, ice, fresh Strelitzia Reginae, calla, lilies, dimensions variable, exhibition view- Macro, Rome, 2013, photo Luis Do Rosario

L’instabilità è la caratteristica del suo lavoro, sorge spontaneo chiedergli se questo sia dovuto in qualche alla situazione socio-politica italiana. Trevisani spiega “Non so perché faccio quello che faccio. Le dichiarazioni di poetica esplicite non sono mai sufficienti. Quello che faccio non dipende dalle mie condizioni socio politiche, l’italiano e la modernità italiana sono sempre state incomplete, non abbiamo mai avuto una rivoluzione, mai un sistema industriale reale, è il paese di Totò dove ce la caviamo sempre, piangiamo sempre ma siamo sempre felici, siamo incompleti per definizione. Siamo un insieme di mini stati nazione che non si sono mai fusi e questo a prescindere da Berlusconi, Renzi e l’euro, è una questione antropologica. Però nonostante o proprio per questo solleviamo questioni importanti”. L’instabilità per Luca Trevisani fa parte dell’essere uomini, non uomini italiani nel 2014, anche se ovviamente a oggi un collegamento può risultare spontaneo.

Luca Trevisani, Ggioggali, 2014, polyurethane and copper sulphate cystals, dimensions variable,60 x 12 x 12 cm, Ed 10 + 2 A.P., photo- Delfino Sisto Legnani
Luca Trevisani, Ggioggali, 2014, polyurethane and copper sulphate cystals, dimensions variable,60 x 12 x 12 cm, Ed 10 + 2 A.P., photo- Delfino Sisto Legnani

Artista curioso che spazia tra diversi media e forme di espressione, Trevisani in passato ha anche collaborato a progetti editoriali attivando un livello di comunicazione diverso rispetto a quello che si può instaurare con una scultura. “Il libro è l’unico pilastro del sapere occidentale per trasmettere le conoscenze.” Afferma l’artista. “C’è da sempre. È un modo per far viaggiare le idee. Quando presenti un’opera in una galleria o in un museo, le persone che la vedranno sono un numero limitato. Un libro, o un dvd che può essere scaricato, è vitale. E questo ti porta a dover prendere un sacco di rischi. Nel momento in cui decidi di mandare quello che fai in un posto dove di solito non vai, non puoi controllarlo, è un modo per sbilanciarsi”.

Luca Trevisani, Thomas, 2014, print on paper, 37 x 30 cm (65 x 55 framed)
Luca Trevisani, Thomas, 2014, print on paper, 37 x 30 cm (65 x 55 framed)

Sbilanciarsi e mettersi in gioco. L’instabilità attrae. Nell’instabilità si è più aperti agli stimoli ed è questo che piace anche di Berlino, è un luogo che continua a cambiare. Oltre a questo dinamismo, il fattore che rende la capitale la città ideale per artisti da tutto il mondo è il suo essere un porto internazionale con una propria autonomia e autorevolezza. Trevisani ama viaggiare però sente che Berlino è la sua casa, anche se le sue cose sono sparse a Verona, Milano, Venezia. Sarà perché Berlino è ancora un luogo dove si può crescere. “Il problema in Italia è che il sistema dell’arte contemporanea non esiste” ci conferma Trevisani. “Abbiamo delle cose che possono succedere ma che sono estemporanee e quindi o hai la forza e il carattere per fare tutto da solo oppure a un certo punto ti sposti dove puoi avere ciò che in Italia ti è precluso.”

Berlino è quindi il punto di riferimento, il luogo in cui tornare dopo ogni viaggio e in cui sentirsi a casa anche perché è una città con una visione industriale della cultura e una connessione, un dialogo tra le diverse realtà. Ed è proprio un dialogo quello che Trevisani vuole instaurare con le sue opere; senza porre una direttiva, l’artista vuole dare un input e lasciare lo spettatore libero di relazionarsi con la situazione proposta.

Luca Trevisani, Flogisto[Phlogiston], 2012, 5-channels video environment,, stereo sound, dimensions determined by the environment, produced by Xing_ Live arts week
Luca Trevisani, Flogisto[Phlogiston], 2012, 5-channels video environment, stereo sound, dimensions determined by the environment, produced by Xing_ Live arts week
“Ho delle cose che voglio dire e mi preoccupo di usare il linguaggio nella misura in cui può aiutarmi a dire quelle cose, a non essere frainteso e a dirle in un certo modo. Poi cosa questo dialogo sia in grado di coltivare nello spettatore non dipende da me. Io ti sfido e ti dico: confrontati, questa è una cosa che secondo me devi considerare. Il resto è una reazione a catena. Per me è importante lavorare così tanto con i materiali proprio perché la forma è un contenuto e il contenuto è una forma, per cui già questa è una comunicazione importante. Quello che a me interessa è l’idea di equilibrio, di apertura, una messa in discussione dell’idea di autore come qualcuno che individua una formula e la ripete.”

Quello di Trevisani è un lavoro che vuole fornire gli  strumenti per interrogarci sulla nostra identità in quanto uomini, che ci invita a definire la nostra bilancia etico morale di azione. In tutte le sue opere Trevisani vuole proporre riflessioni personali profonde, lasciando allo spettatore la possibilità e la scelta di andare in profondità. In questo senso quindi la sua scultura si può definire un incontro, e come un incontro tra due persone la variabile è la disponibilità di chi è coinvolto ad approfondire, scavare. E proprio come le relazione tra individui i lavori più riusciti sono proprio quelli che ti possono permettere di scendere in profondità.

 

Laura Casarsa

 

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