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Ugo La Pietra (1939, vive e lavora a Milano) è una di quelle figure intellettuali difficilmente definibili, in quanto dagli anni ’60 si è occupato di diverse discipline: è architetto, artista, fotografo, designer, urbanista, insegnante, teorico, agitatore culturale, curatore, editore e, non ultimo, redattore di alcune riviste, tra cui Domus e D’ARS.
Ripubblichiamo l’articolo Lasciarsi guardare dal nr. 123 dell’aprile 1989. Il tema è L’oggetto della comunicazione come oggetto e nel suo intervento Ugo La Pietra propone una riflessione a partire da una sua storica azione/performance del ’74 realizzata assieme a Franco Vaccari, Gianni Pettena e Guido Arra, anch’essi appartenenti al gruppo Global Tools, un programma sperimentale e multidisciplinare di didattica del design fondato nel ’73 da alcuni membri dell’Architettura Radicale e dell’Arte Povera. Viaggio sul Reno è la documentazione di una crociera sul Reno da Düsseldorf a Basilea, meta scelta per l’omogeneità visiva dei luoghi e per la comunicazione ridotta ai minimi termini tipica dei viaggi organizzati, in cui si tende a mantenere invariata la propria identità, poiché si vede esclusivamente ciò che già si conosce e, di conseguenza, risulta impossibile un vero scambio di esperienze tra individui.
![D'ARS nr. 123, anno XXX, aprile 1989](https://www.darsmagazine.it/wp-content/uploads/2014/11/LasciarsiGuardare_LaPietra.jpg)
Chi usa le proprie parole rischiando, rischiando cioè di perdere la propria identità, svuotandosi lentamente e progressivamente, rendendosi disponibile a lasciarsi guardare o insomma a perdere o scambiare qualcosa di se stesso con gli altri, si può considerare un individuo che tende alla comunicazione. Invece, chi attraversa una serie di esperienze, accumula nozioni, proteggendo e incrementando sempre l’immagine che ha di se stesso, conservando sempre inalterata la propria identità e sfruttando queste esperienze per aumentare il proprio prestigio nel gruppo o nella società in cui vive e opera, possiamo dire che non è certo in una posizione di disponibilità alla comunicazione e ad un effettivo scambio di esperienze con i suoi simili.
[…] Ci si muove all’interno di una società che non ama il rischio e l’azzardo, che perde ogni giorno la capacità di comunicare e quindi anche quella di guardare: gli ambienti diventano invisibili, il loro rapporto con le cose, le persone, sfugge ad un’agevole percezione! […]
Una società dove ogni individuo ha come obiettivo quello di accumulare, e come tutti sanno, accumulare vuol dire aumentare il proprio potere, il proprio prestigio, il proprio benessere; ma vuol dire anche dire preservare la propria identità. Questo genere di società è quella che si mantiene appunto attraverso le separazioni, una società che ha bisogno di “ghetti”, che frequenta sempre di più i villaggi turistici, fatta di persone con il portafoglio pieno di carte di credito e di foto ricordo, una società che preferisce vedere un film a casa attraverso la tv piuttosto che in mezzo ad estranei al cinematografo, una società sempre meno disposta a perdere qualcosa di ciò che ha accumulato, anche solo un po’ della propria identità!
D’ARS nr. 123, anno XXX, aprile 1989, pp. 18-19
A cura di Eleonora Roaro