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Arlecchino? C’est moi

Il Teatro comico di Roberto Latini debutta al Piccolo Teatro di Milano

IL TEATRO COMICO di Carlo Goldoni adattamento e regia Roberto Latini, produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa Foto ©Masiar Pasquali
Il Teatro comico di Carlo Goldoni, adattamento e regia Roberto Latini, produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Foto ©Masiar Pasquali

Apparentemente, anche questa volta, è il Roberto Latini che ti aspetti: sulla scena de Il Teatro Comico visto al Piccolo di Milano, roteano i soliti microfoni dislocati o appesi, transitano motocicli e monopattini, volteggiano attori travestiti e altri hanno abdicato alla marionetta a favore del manichino.
E poi una valanga di citazioni ai Giganti (non della montagna questa volta) ma della pittura (Fontana per i tagli nel sipario, Rothko per il vapore cromatico del fondale, il Futurismo per quella pistola minacciosa agitata all’inizio). E ovviamente del teatro: Bob Wilson per i le lame cromatiche (luci di Max Mugnai) che immobilizzano i personaggi dentro i ritagli di un collage; Pirandello, fin troppo smaccato nelle allusioni ai Sei Personaggi in cerca d’autore e poi ancora Kantor con il suo citatissimo La Classe morta, e Dario Fo per il pezzo sulla mosca.
E ancora ovviamente Strehler per la sua Tempesta prima che per il suo Arlecchino qui in forma di manichino su un piedistallo ai lati del proscenio.

Il Teatro comico di Carlo Goldoni, adattamento e regia Roberto Latini, produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa. Foto ©Masiar Pasquali
Il Teatro comico di Carlo Goldoni, adattamento e regia Roberto Latini, produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Foto ©Masiar Pasquali

Tutto farebbe pensare all’ennesima operazione post moderna: un estetico pasticcio di frammenti shakerati e buttati in pasto a una platea riempita soprattutto da rumorosi studenti (che ci sono venuti a fare a teatro?).
Un discorso interrotto, una raggiera di segmenti lasciati lì, solo per il piacere dello sguardo. Un caos di segni sonori moltiplicati e diffusi dentro una densità emotiva come al solito connotata nel malinconico (le musiche sono di Gianluca Misiti). Estasi della visione che si smarrisce nel pop, sprofonda nel meta-teatro, per riemergere evocata dalla voce cumana del pifferaio magico Latini che ci conduce nel precipizio della tristezza con i suoi amati risonatori vocali.

Ma questa volta oltre a ri-dirci – e, se servisse, a ribadirci – cosa significhi manipolare un classico e farne un’occasione creativa, Roberto Latini mette in crisi l’idea stessa di citazione e il feticcio stesso di Arlecchino, figura di transito nella riforma goldoniana. Non a caso il contenitore è già di per sé meta-teatrale: Goldoni ci accompagna nel guado suggerendoci su quali sassi mettere i piedi per non annegare, Latini toglie quei sassi e lascia Arlecchino nel pericolo: “sono caduto nel canale” dice il suo Arlecchino. Spinto da Goldoni che voleva ucciderlo e salvato da Latini che l’ha moltiplicato sul palco togliendolo dal personaggio per farne una maschera da indossare da tutti, diffusa.

Il Teatro comico di Carlo Goldoni, adattamento e regia Roberto Latini, produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa. Foto ©Masiar Pasquali
Il Teatro comico di Carlo Goldoni, adattamento e regia Roberto Latini, produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Foto ©Masiar Pasquali

Così un Arlecchino triplicato, surrogato, attraversa prima le immagini del passato polveroso del Piccolo (le regie di Strehler) e poi un testo goldoniano ritoccato qua e là al solo scopo di sovrapporre il ruolo di Orazio-capocomico (Roberto Latini stesso) con quello di drammaturgo, ossia colui che genera, che riconnette le parti, orchestra i ruoli, dà senso al suo equipaggio. Marinai scelti da Latini tra i suoi compagni di ricerca, vedi fra tutti Elena Bucci, Marco Sgrosso e Marco Manchisi che “grazie a lui” (dice Orazio stesso) ora sono su una zattera più pericolosa di quella di Medusa di Géricault.

La pedana cigola come le barche ormeggiate nei canali, beccheggia nell’arsenale delle apparizioni. Anche le maschere più non bastano a salvarsi dalla precarietà del traghettamento dalla Commedia dell’Arte alla Riforma. Qui sta la piccola novità di Latini rispetto al “già visto”. In quell’accasciarsi sul palco, in quell’uccidere inutilmente Arlecchino, in quell’aggrapparsi alle nuove forme del mascheramento dopo essersi tolte quelle innocue di Florindo e Brighella.
La maschera è diventata uno specchio deformante per guardare il passato del teatro e scoprirvi dentro un disperato nulla.

Simone Azzoni

Il Teatro comico
di Carlo Goldoni
adattamento e regia di Roberto Latini
scene di Marco Rossi
costumi di Gianluca Sbicca
luci di Max Mugnai
musiche e suono di Gianluca Misiti
con (in ordine alfabetico) Elena Bucci, Roberto Latini, Marco Manchisi, Savino Paparella, Francesco Pennacchia, Stella Piccioni, Marco Sgrosso, Marco Vergani
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Piccolo Teatro – Milano 23-25 marzo 2018

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