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Cross The Street: la strada nel museo, il museo nella strada

Cross The Street: al MACRO di Roma in mostra fino al 10 ottobre quarant’anni di storia e opere dal mondo della Street Art e del Writing internazionale

Obey Shepard Fairey, Obey Middle East Mural. Cross the Streets, MACRO, 2017
Obey Shepard Fairey, Obey Middle East Mural. Cross the Streets, MACRO, 2017

“La strada osserva. La strada governa […] La rivoluzione avviene quando la strada entra nel museo e il museo si trasferisce nella strada. Chi sopravvive alla strada governa il mondo!”. Così scrive il curatore Paulo Lucas von Vacano nel catalogo di Cross the Street, la mostra che fino al 10 ottobre al MACRO di via Nizza a Roma raccoglie 40 anni di Street Art e Writing.
L’evento torna a toccare i nervi scoperti sull’epistemologia di una disciplina che mantiene la frontiera tra vandalismo e arte in un perenne equilibrio precario. Anche questo ennesimo tentativo di musealizzare ciò che nasce come manifesto pubblico e clandestino, inevitabilmente va oltre l’analisi del fenomeno Street come protesi della sottocultura urbana.

NAPAL-BRUS 2, 2009
NAPAL-BRUS 2, 2009

Cross The Street, ideata e prodotta da Drago, in collaborazione con nufactory (promotore e ideatore di Outdoor Festival), si toglie dall’impaccio accademico dividendo lo spazio in sezioni tematiche e stabilendo solo in modo analogico una possibile interferenza tra maestri ed epigoni “anonimi”. Scopo dichiarato è “cercare le linee guida” che dai pionieri conducano al graffitismo locale (romano). Sarà per questo che lo spazio del MACRO è stato attraversato da segnaletica urbana (l’allestimento è a cura dello Studio Ma0), sarà per aprire le trasparenze del museo alla città e dimostrare quanto il fenomeno Street si propaghi per contagio, come fu per l’artista Above alla fine del secolo scorso.

Henry Chalfant, Boys chase abandoned car past St…ll, Paris, 1985
Henry Chalfant, Boys chase abandoned car past St…ll, Paris, 1985

Nella Street Art lo spazio urbano è palcoscenico per una narrazione infinita che si stratifica di messaggi e non cede alla tentazione della conservazione e della tutela. Documentazione sì, come dimostrano alcuni rari filmati di writer realizzati nelle viscere di una Roma notturna, ma la Street Art nasce per dialogare con i segni dell’esistente e nell’urbano trova il libro di cui essere capitolo o fragile pagina. È genetico l’essere nel tessuto connettivo della città, a tal punto da accettarne la rimozione, come fu per Keith Haring di cui fu cancellata l’opera dalla metropolitana romana per l’arrivo di Gorbaciov nel 1990.

27-Keith Haring Deleted - Roma, Palazzo delle Esposizioni, 11 settembre 1984, foto di Stefano Fontebasso De Martino, courtesy of MACRO - CRDAV
27-Keith Haring Deleted – Roma, Palazzo delle Esposizioni, 11 settembre 1984, foto di Stefano Fontebasso De Martino, courtesy of MACRO – CRDAV

Il muro come manifesto, per dire e urlare contro il sistema, divulgare pensiero, purché questo sia politico. In questo senso è più genuina la sezione Writing a Roma, 1979-2017 che ospita una ricerca dedicata al rapporto speciale che lega Roma al Writing fin dal dicembre 1979, quando la Galleria La Medusa ospitò la prima mostra di graffiti organizzata fuori dagli Stati Uniti.
Christian Omodeo, fondatore di Le Grand Jeu, agenzia e bookstore di Parigi specializzata in arte urbana ha raccolto qui le opere di Lee Quinones e Fab 5 Freddy, esposte in mostra per la prima volta dopo essere state date per disperse per quasi quarant’anni, e poi Napal e Brus, Jon e Koma, Imos, Pax Paloscia, Rebus, il fotografo Valerio Polici e le crew TRV e Why Style.

Fab5-Rough Fred
Fab5-Rough Fred

L’imbarazzo di presentare i maestri lontani dai bisogni di coesione e comunità con cui si riconosce nel gesto street l’identità di un clan outsider, è in parte mitigato dall’aver affidato il logo della mostra stessa a Deep Masito, fondatore e frontman del gruppo rap underground Colle der Fomento e ora tra i più famosi lettering artist. E poi di aver concesso all’artista franco americano WK Interact un site specific alto 14 metri di forte impatto simbolico. Alla faccia del paradosso della leggibilità, al MACRO le opere appaiono in tutta la loro semplificata (e decontestualizzata) evidenza.

Il graffiti-writing (e parte della Street Art) proprio perché non utilitaristico e non commerciale è “illeggibile” e usa la globalizzazione come cavallo di Troia per veicolare messaggi che diventano icone e icone che rimangono segni riconoscibili ma indecifrabili.
Di virale qui c’è solo Invader con le sue mattonelle di ceramica, il resto è documentazione e site specific. Oltre al già citato, ad alcuni artisti simbolo del movimento è stata data una parete di 5 metri per 10 e lì hanno lasciato i loro dripping, stencil e poster: Daim, re della tecnica 3D, Chaz Bojourquez, capostipite dello stile del lettering West Coast, Evol, famoso per le sue installazioni di paesaggi urbani in miniatura, il romano Diamond, con la sua estetica fra il liberty e il tatuaggio old school, il maestro dello stencil Lucamaleonte.

Nick Walker_Senza titolo, 2009
Nick Walker, Senza titolo, 2009

Nella sezione Street Art Stories, campeggiano invece i pilastri: Mike Giant, Sten e Lex, Will Barras, Cope 2, DozeGreen e Roa, Swoon, Fafi, Flying Fortress, Koralie, Nick Walker, Miss Van, Hyuro, Jeremy Fish, Microbo, Bo130, Galo, 2501, Mark Jenkins, Moneyless, Giacomo Spazio, Solomostry, Stella Tasca, Agostino Iacurci, Ozmo, Pisa 73, Luca Mamone e il giovanissimo Mosa One e, per la sezione dedicata al pop surrealism, Ray Caesar, Mark Ryden, Marion Peck, Camille Rose Garcia, Kazuki Takamatsu, Yosuke Ueno fino ad arrivare ai toys di Ron English.

Esposto anche Middle East Mural, una maxi tela grande più di 10 metri di Shepard Fairey aka Obey the Giant per la prima volta in Europa, accompagnata da più di trenta pezzi che ampliano la visione tout court sul lavoro di uno dei più famosi artisti americani.
Cross The Street ospita infine una sezione fotografica incentrata sul fenomeno della Street Photography con opere di Estevan Oriol, Ed Templeton e Boogie. Mentre è in previsione un catalogo con foto, interviste e contributi a cura della casa editrice Drago e una fanzine con reportage e servizi.

Simone Azzoni

Cross The Street
MACRO  – Via Nizza, Roma
Dal 7 maggio al 1° ottobre 2017
Da martedì a domenica ore 10.30-19.30

Writing a Roma, 1979-2017 a cura di Christian Omodeo
Street Art Stories a cura di Paulo Lucas von Vacano
Keith Haring Deleted a cura di Claudio Crescentini
Pop surrealism a cura di Alexandra Mazzanti
Fuck You All di Glen Friedman a cura di Rita Luchetti Bartoli

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