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Francis Bacon e la letteratura

Il Centre Pompidou accoglie una rilettura inedita delle opere di Francis Bacon

Triptyque mai-juin 1973, Huile sur toile, Collection privée © The Estate of Francis Bacon, Adagp, Paris and DACS, London 2019 © DACS/Artimage 2019. Photo: Prudence Cuming Associates Ltd

Il Centre Pompidou accoglie a Parigi una mostra consacrata alle fonti letterarie che hanno influenzato una parte della produzione di Francis Bacon.

Per l’artista irlandese, che riconosceva la difficoltà “di partire da una specifica poesia per farne della pittura”, non si è mai trattato di una diretta trasposizione di versi o passi romanzeschi. Il focus era piuttosto sull’atmosfera globale evocata da una lettura.

L’esposizione attualizza una poetica che in realtà appare atemporale e in quanto tale non sottoposta alla tirannia di Cronos; l’atmosfera improntata all’anti-idealismo e alla volontà dichiarata di colpire l’immaginario dello spettatore, sembra assumere, a tratti, le vesti di un disincanto esacerbato che – forse – costituisce per Bacon l’essenza dell’umano interrogarsi.

All’interno di una serie di alcove che serpeggiano lungo il percorso creando una sorta di illustrazione complementare ai dipinti, vengono declamati o letti, alternativamente in francese in inglese, brevi estratti di componimenti poetici e saggi di Eschilo, Friedrich Nietzsche, George Bataiile, Michel Leiris, Joseph Conrad e T.S. Eliot. Un allestimento che permette di cogliere l’aspetto più intimo, di riflessione raccolta, che precede il momento pubblico della divulgazione ed evocazione del messaggio attraverso il processo creativo.

Triptych Inspired by the Oresteia of Aeschylus, 1981 Huile sur toile, Astrup Fearnley Muse et fur moderne Kunst, Oslo © The Estate of Francis Bacon/ Adagp, Paris and DACS, London 2019 © DACS/Artimage 2019. Photo: Prudence Cuming Associates Ltd

Su Bacon molto è stato scritto, detto, forse troppo. Scevra da testi ridondanti, in questa direzione la mostra assolve al compito di permettere al visitatore di calarsi emotivamente e/o psichicamente nell’universo dell’artista e di trovare la propria chiave di lettura, complici le sensazioni provocate dalle letture trasposte in recitazione.

L’appuntamento con la tragedia di Eschilo sembra riecheggiare il memento mori e il dolore per la prematura scomparsa del suo compagno George Dyer che, a partire dal suicidio nell’ottobre del 1971, ha “abitato” l’esistenza di Bacon e ne ha permeato l’opera divenendone a tratti il protagonista. Ma è ancor più la lettura di Nietzsche, che già durante la tarda adolescenza accompagnava le riflessioni del futuro maestro irlandese, a riecheggiare nella sua produzione.

Si potrebbe azzardare che Bacon sia riuscito a sintetizzare, attraverso i suoi lavori, gli stilemi niciani enunciati nella Nascita della tragedia. Attraverso l’analisi del teatro di Sofocle ed Eschilo, il filosofo tedesco individua nell’uomo la contraddizione esistenziale, tra il principio apollineo – solare e vitale – e l’aspetto dionisiaco improntato al mistero e all’inquietudine, quale fondamento dell’espressione artistica il cui corollario sarebbe la consapevolezza dell’ineluttabilità di un destino tragico. E se una parte importante dell’eredità classica comunemente accettata in occidente tende a coglierne unicamente il lato illusorio del sognatore apollineo,  Francis Bacon traspone visivamente questo conflitto riportando l’attenzione dell’osservatore alla presa di coscienza della tragedia intrinseca dell’esistere.

Un lirismo, una vibrazione dionisiaca che induce la sensazione della primigenia natura dell’uomo.

Danilo JON SCOTTA

Bacon en toutes lettres, Centre Pompidou, Parigi
11 settembre 2019 – 20 gennaio 2020
Orari: 11-21, giovedì 11-23, chiuso il martedì

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