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Video ergo sum: ossia della logica del mentire

Chay Yu Wei using the Nikon D90. Primo premio al contest Look Up di Nikon Singapore
Chay Yu Wei using the Nikon D90. Primo premio al contest Look Up di Nikon Singapore

Quando il 26 aprile 1937 un’esplosione distrusse la capitale basca Guernica, il capo della propaganda franchista sostenne a gran voce che fossero stati proprio i baschi a provocare la deflagrazione, con lo scopo di suscitare indignazione soprattutto all’estero e rafforzare quindi la resistenza repubblicana. Stessa linea strategica quella, ad esempio, dei serbi, i quali fino alla fine dell’assedio di Sarajevo e anche oltre dichiararono che a perpetrare la “strage della fila per il pane” (maggio 1992) e la “strage del mercato” (febbraio 1994) furono i bosniaci, così da foraggiare un più solido sostegno alla causa bosniaca. È evidente che la lista di fatti storici contraffatti o ancorati al punto di vista di chi fa la storia o pretende di farla non si esaurisce in questi episodi; il cafarnao di immagini legate alla manipolazione dell’informazione ha un database marchiano. Nondimeno nel frattempo la storia ha cambiato portamento, non è più intimidita e sottomessa alle malefatte di un unico potere. Oggi è smaliziata, scaltra, avveduta. Navigata, per esattezza.

Se dall’illuminismo in poi, il punto di vista modernista considerava il passato come una lunga serie di errori umani e la storia come un progressivo processo di emancipazione, il postmodernismo, con i suoi tratti peculiari, ha decisamente scoraggiato quanti intendono la storia come un centro intorno a cui si raccolgono e si ordinano gli eventi. Questo non solo grazie alla – cosiddetta – fine del colonialismo e dell’imperialismo: l’avvento della società della comunicazione – e la conseguente mediatizzazione della società di massa – rappresentano il primo fattore di svincolo dalla narrazione unica e forte, a favore di una narrazione debole e sfaccettata. Narrazione che si prospetta, ahinoi, niente affatto che trasparente e consapevole allo stato dell’arte, quanto piuttosto caotica e schizofrenica, nel suo insieme. Tutto ciò in modo assolutamente trasversale rispetto al grado di alfabetizzazione, di estrazione sociale, di nazionalità, di laicità, di religiosità, di occupazione e quant’altro.

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The Last Tourist (2001) http://www.therichest.com/rich-list/mostshocking/10-internethoaxes- that-fooled-theworlD

È nella società postmoderna che si avvera fedelmente la profezia nietzscheana “ora che Dio è morto vogliamo che vivano molti dei” (Così parlò Zarathustra), nella quale “radio, televisione, giornali sono diventati elementi di una generale esplosione e moltiplicazione di Weltanschauungen, di visioni del mondo”(1). In quest’asserzione tuttavia mancava il più dirompente tra gli strumenti di visione (e non solo di comunicazione), internet. La sensazione babelica e di spaesamento che incornicia ogni azione odierna non ha precedenti, neppure ripensando all’avvento della tv, della stampa o della radio.

Le ragioni, espresse in una cospicua mole di testi, teorie ecc, risiedono principalmente in tre fattori che caratterizzano il web: istantaneità, astrazione, interconnessione. Tuttavia, l’aver analizzato il potenziale della rete racchiuso in questi tre concetti, lascia sullo sfondo la stessa sensazione di un film di cui ci si aspetta il seguito. Non è finita lì. Il fatto, ad esempio, apparentemente insipido, della vittoria di un fake al contest Look Up lanciato da Nikon Singapore mette in risalto qualcos’altro. Qualcosa che è anche alla base del Museum of Hoaxes, una galleria online che è un archivio di immagini fake circolate in rete. Qualcosa che lega inesorabilmente l’atteggiamento scanzonato di comuni utenti alle manipolazioni politiche di immagini di ampia rilevanza (si pensi ad esempio alla tracotanza e volgarità di larga parte dei mass media e della politica europea nell’associare Isis e Islam attraverso il supporto di immagini e video trattate come fonti inoppugnabili) e che copre anche tutto il raggio intermedio: questo qualcosa è proprio, nel bene e nel male, la manipolazione arbitraria della realtà. Altrimenti detta menzogna, a prescindere dal fine.

2004-Home-Computer1
Home Computer of the Future (fake created in 2004 by Danish software sales and support technician Troels Eklund Andersen) da http://factually.gizmodo.com/76-viral-images-from-2015-that-were totallyfake- 1747317711

Nata sui ruderi del ritratto dipinto, l’immagine riprodotta – o tecnica – ha entusiasmato per decenni in virtù di un’oggettività data quasi per scontato. La documentazione passava per la pellicola, animata e non. Per decenni l’occhio umano si è nutrito di verità di cellulosa che nessuno osava contraddire. Erano lì le immagini, la verità visibile a tutti. Eppure la menzogna è alla base dell’immagine, da sempre. Tutto intorno a noi è a più dimensioni. L’immagine non ne avrà mai più di due. Anche il tridimensionale non può che essere simulato, il piano cartesiano che divide l’al di qua dall’al di là dello schermo non può essere soppresso. Persino laddove la simulazione incontra gli orizzonti più impensabili (realtà aumentata, oculus, cinema 4d ecc), sarà pur sempre simulazione. Così come lo è lo spazio della rete, nel quale il gioco della verità della logica mantiene la sua validità, pur nella menzogna. Solo la verità logica spiega in modo occorrente in che senso ciò che intendiamo per bugia può essere vera: un’affermazione che non si contraddice nella sua struttura. Non necessariamente reale, affatto virtuale. Piuttosto vera e logica, seppure irreale. Questo, in altri termini, è l’umano. Nella memorabile sfida tra la macchina e l’uomo, vinse quest’ultimo, poiché poteva mentire.

Nel tempo del Video ergo sum, o del navigo ergo sum, la diatriba non si limita quindi a un bipolarismo buoni vs cattivi, ma estende le proprie branchie vitali alla babele simbolica non più afferrabile in termini di verosimiglianza e obiettività. In questa splendida confusione, taluni vedono la totale rovina per la specie, talaltri, tra cui il filosofo Gianni Vattimo, propendono per la convinzione che l’attuazione di questa propagazione di Weltanschauungen, abbia ad esempio avviato una presa di parola da parte di un numero crescente di sub-culture che prima d’oggi erano sempre state soffocate e taciute, condannate come non-vere, o abbia permesso lo sconfessare immediato e deflagrante di azioni repressive e abusive. Il topic ad ogni modo resta il caos e il tramestio causato dall’inganno che esista una Storia e la scoperta di far parte invece di tante storie sincroniche, non più incasellabili e assoggettabili al punto di vista del potere ma tanto meno a quella di una presunta verità.

In barba alla seducente e sedicente boria di attendibilità relativa alla realtà documentata (immagine video e foto), ciò che maggiormente si impone quale “facoltà specifica” dell’immagine – riprodotta e riproducibile – è ciò che in definitiva è una delle peculiarità maggiormente umane, vale a dire la fulgente menzogna.

Laura Migliano
D’ARS anno 56/n. 222/primavera 2016

[1] Gianni Vattimo, La società trasparente, p. 12

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