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Dispositivi cine-teatrali

Tre sguardi dalla Biennale Teatro 2015

Fabrice Murgia, Notre peur de n’être © Jean Louis Fernandez
Fabrice Murgia, Notre peur de n’être © Jean Louis Fernandez

Uno degli aspetti ancora centrali nella sperimentazione della scena teatrale contemporanea è il rapporto con il linguaggio video e precisamente cinematografico. Questa attitudine espressiva può essere considerata la lente di osservazione mediologica di tre lavori internazionali presentati alla Biennale Teatro 2015 di Venezia che, su piani diversi e con poetiche proprie, possono essere accomunati sul piano della drammaturgia video e sul confronto diretto con il cinema. Questa tendenza si è sviluppata nel corso del Novecento in omologia con la ricerca artistica nel suo complesso ed è confluita nel teatroimmagine dagli anni ’80 ai decenni successivi, basti pensare, con riferimento all’Italia, alla ricerca video, digitale e tecnologica dei Teatri Novanta. Sul piano dello spettacolo dal vivo l’utilizzo di schermi, telecamere, la proiezione d’immagini, ripresa e montaggio in diretta sembrano essere tuttora il linguaggio privilegiato per una parte significativa della scena contemporanea. Una ragione di questa affezione può essere rintracciata in parte nella sensibilità generazionale di artisti nati e cresciuti nell’ambiente mediale contemporaneo e, in parte, nella necessità di uscire dai confini qui ed ora del teatro. Si tratta insomma di assimilare le logiche dell’audiovisivo e dell’immagine digitale per smontare i punti di vista, per rendere visibile qualcosa che non potrebbe essere visto, per ampliare le possibilità espressive in accordo con un tipo di immaginario che possiamo definire performativo ossia incentrato sull’esperienza delle immagini attraverso il corpo (…).

Laura Gemini

D’ARS anno 55/n. 221/autunno 2015 (incipit dell’articolo)

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