There is a crack in everything. That’s how the light gets in (Leonard Cohen).
Crossage è il recente progetto artistico di Umberto Chiodi (Bentivoglio, Bologna, 1981) realizzato negli ultimi due anni e attualmente esposto presso lo Studio d’arte Cannaviello di Milano (dal 20 novembre 2014 al 10 gennaio 2015).
La sua ricerca, in passato legata al disegno, oggi mette in discussione i materiali, il supporto e la dimensione attraverso le tecniche dell’assemblaggio e del collage, nel tentativo di emanciparsi dalla bulimia visiva della nostra società. L’immaginario proposto dai media sembra non lasciare posto all’immaginazione individuale e alle potenzialità creative del singolo: tutto sembra essere già stato detto, ogni cosa già vista. Il flusso d’informazioni è spesso un caos di segni indecifrabile cui Chiodi, come un demiurgo, tenta di dare un senso. In ogni lavoro l’accostamento dei materiali e delle forme non è casuale ma risponde a una logica precisa dell’artista, una vera e propria legenda personale. Come nell’iconografia medioevale, ogni elemento ha un significato simbolico in sé e in relazione con il resto della composizione. Egli invita a scoprire le associazioni tra le immagini in un approccio che richiede lentezza e concentrazione, invitando a un’esperienza diretta delle cose.
Mette in discussione il rapporto tra uomo, natura e ciò che l’uomo costruisce, che è spesso un elemento distruttivo. Ad esempio, nelle fotografie a una figura umana corrisponde sempre un taglio o un elemento esterno che la aggredisce, come un’automobile (inevitabile è il richiamo al visionario Crash di J. G. Ballard o la serie Cars di Andy Warhol). Sono immagini appartenenti alla collettività, album di famiglia ritrovati nei mercatini d’antiquariato, altrimenti destinati all’oblio. Umberto Chiodi tenta di disseppellire qualcosa di perduto, dandogli così una nuova dignità. Utilizza materiali cui si era già riferito in altre serie di lavori, come le carte marmorizzate, e accosta elementi diversi come mappe e specchi al segno grafico. Questi, rifacendosi alla tecnica dell’intarsio, vengono tagliati, incisi e sminuzzati in modo quasi ossessivo, rovesciando il rapporto classico tra immagine e sfondo: il centro dell’opera ha la stessa importanza del suo perimetro.
Il vuoto del supporto, lo spazio vergine dell’immagine hanno lo stesso valore dell’intervento che l’artista va a fare sul lavoro. Ed è attraverso questo intervento che si creano delle forme astratte, forme tanto vaghe da stimolare l’immaginazione e suggerire a ciascuno associazioni diverse. Sono però forme sempre infrante, spezzate, che il bianco dello sfondo invade attraverso fessure e interstizi, creando forse uno spazio differente, una possibilità nuova.
Eleonora Roaro
Umberto Chiodi, Crossage
Studio d’arte Cannaviello
Via Antonio Stoppani 15 – Milano
Fino al 10 gennaio 2015