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Gusmão e Paiva: all’Hangar Bicocca la prima retrospettiva in Italia

Non è certamente una mostra di cognizione immediata quella che ci illustra il lavoro del duo portoghese João Maria Gusmão e Pedro Paiva, che, dopo l’ampio riconoscimento ricevuto durante la Biennale di Venezia del 2009 e del 2013, nella sede dell’Hangar Bicocca a Milano si presentano al pubblico milanese con una corposa retrospettiva, la più grande mai realizzata in Italia, costituita da trentacinque brevi cortometraggi, tre installazioni e una nuova pellicola dalla durata di quaranta minuti che presta il titolo all’esposizione, Papagaio.

João Maria Gusmão + Pedro Paiva. Papagaio. Installation views Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo by Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
João Maria Gusmão + Pedro Paiva. Papagaio. Installation views Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo by Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca

Non un’esposizione di video uno in fila all’altro bensì un insieme che si disegna come entità organica. L’allestimento delle opere, concepito dagli artisti stessi insieme al curatore Vicente Todolì, si articola secondo uno schema non regolare, semilabirintico, dove la sensazione iniziale di disorientamento viene ulteriormente rinforzata dall’immersione nel buio. Lo spettatore viene incalzato a muoversi in esplorazione e a cercare di costruire un proprio spazio d’azione e di visione. L’interazione con l’oggetto artistico in questo caso non è diretta, ma richiede una fase di interrogazione molto forte, in cui lo spirito di indagine si lega al doppio filo di sensazione e ragionamento.

João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Falling Trees, 2014. 16mm film, colour, no sound, 8’55’’ Produced by Fondazione HangarBicocca, Milan. Courtesy the artists, Fondazione HangarBicocca, Milan and Galeria Fortes Vilaça, São Paulo; Galeria Graça Brandão, Lisboa; Sies + Höke, Düsseldorf; ZERO…, Milano
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Falling Trees, 2014. 16mm film, colour, no sound, 8’55’’ Produced by Fondazione HangarBicocca, Milan. Courtesy the artists, Fondazione HangarBicocca, Milan and Galeria Fortes Vilaça, São Paulo; Galeria Graça Brandão, Lisboa; Sies + Höke, Düsseldorf; ZERO…, Milano

Glossolalia (“Good morning”) (2014) è la prima opera che accoglie i visitatori dopo l’ingresso. Essa ci dà immediatamente una prima misura del lavoro di Gusmão e Paiva, specialmente nel particolare utilizzo della camera da presa. Il rallentamento delle immagini, vero e proprio topos dell’estetica del video adottata dai due artisti e realizzato attraverso delle riprese ad oltre 3.000 fotogrammi al secondo, produce una meccanica del movimento dai tempi astratti, capace di farsi portatrice di una nuova sensibilità che ci regala dettagli e risvolti inaspettati. I pappagalli protagonisti di Glossolalia, resi monumentali e solenni nel volo dall’immagine slow motion, sembrano appartenere a un galassia trascendente quella della mera realtà, immersi come sono in un’atmosfera dalla lieve melodia trasognata, accentuata dal particolare utilizzo avvolgente della luce e delle ombre nella composizione delle forme.

João Maria Gusmão + Pedro Paiva, installazione della mostra presso HangarBicocca, Milano. Photo Agostino Osio, courtesy Fondazione HangarBicocca, Milano
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, installazione della mostra presso HangarBicocca, Milano. Photo Agostino Osio, courtesy Fondazione HangarBicocca, Milano

L’elaborata ricerca dei due giovani artisti portoghesi si muove su un binario di forte multidisciplinarità, con numerosi riferimenti e rimandi ad un ordine di idee universale che appare in contrasto con le modalità semplici e quasi insignificanti, a volte ironicamente assurde, con cui le immagini e le situazioni dei loro video prendono forma da un composito e immaginifico vocabolario figurativo. La metafora costituisce il congegno che sostanzia semanticamente questi stati di apparente mancanza di senso e trasfigura, in Cross Eyed Table Tennis (2014) a titolo di esempio, l’osservazione compiuta da un uomo affetto da strabismo di una banale partita di ping-pong in una riflessione sulla condizione umana e sulla sua pretesa, forse ingannevole, percezione della verità. In questo e in buona parte del lavoro del duo di Lisbona, influenza fondamentale è quella ricoperta dalla cosiddetta “patafisica”, sistema di pensiero ideato dal poeta francese Alfred Jarry, una sorta di ossimorica scienza irrazionale che afferma la non esistenza di verità assolute ma solo di relative e cangianti.

L’universo del pensiero razionale è certamente la fonte più ricca di ispirazione per Gusmão e Paiva, i cui corti potrebbero essere definiti come pamphlet visivo-filosofici in formato quotidiano. Victor Hugo, Fernando Pessoa, Renè Daumal e Martin Heidegger sono solo alcuni dei punti cardinali del loro ragionamento concettuale, mentre attingono direttamente alla sorgente originaria del cinema per quel che riguarda l’utilizzo poco esibizionista della camera da presa e la concezione del video: in primis i fratelli Lumière, poi la Cronofotografia di Eadweard Muybridge. Di quest’ultimo le ricerche sulla fotografia del movimento sono ricordate dal rallentamento delle immagini dei loro video, nonché Donkey (2011), una delle opere in mostra, è un chiaro riferimento ironico a uno dei lavori più popolari del grande fotografo inglese, The Horse in Motion, 1878.
L’articolato ed oscuro ambiente popolato dai corti, i quali restituiscono visivamente allo spettatore l’impressione di trovarsi in una sorta di galleria della pittura dinamica, o come suggeriscono gli stessi autori di “sculture effimere”, si fa più familiare quando diverse file di sedie segnalano la modalità di fruizione della già ricordato film Papagaio (2014), che per caratteristiche tecniche si discosta nettamente dai precedenti. L’opera, realizzata nell’ex colonia portoghese di São Tomé e Príncipe, inquieta per il pathos espresso durante la celebrazione di un rito animista messo in scena dalla popolazione locale, ma oltre a farsi trasportare emotivamente nell’estasi spirituale della cerimonia lo spettatore palpa sensibilmente una certa impotenza nella decifrazione di un rituale così altro dai nostri costumi e dal nostro sentirci esseri razionali. Il film figura nientemeno che un’altra strada per raccontare il tentativo spesso vano dell’uomo di subordinare l’intero essere al logos, idea perno della ricerca di Gusmão e Paiva. Qualcosa sempre sfugge alla ricognizione della ragione, ci oltrepassa, e questa mostra lo riecheggia.

Egidio E. Bianco

João Maria Gusmão & Pedro Paiva
Papagaio
a cura di Vicente Todolì. Fino al 26.10.2014
Hangar Bicocca,Via Chiese 2, Milano

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